giugno 2015
25
macchina economica, credo fosse fonda-
mentale. A questo si aggiungeva l’urgenza
di interrompere l’aumento delle importa-
zioni di materie prime. Da un lato perché
la qualità dell’acciaio italiano è superiore
a quella dei materiali prodotti in Cina e in
Russia, dall’altro perché la dipendenza dal-
le importazioni porterebbe a un impoveri-
mento qualitativo e, nel medio periodo, a
un probabile e progressivo incremento dei
prezzi dato dalla concentrazione della pro-
duzione in poche mani. Quindi, a rigor di
logica, se il privato non ha i mezzi per man-
tenere in equilibrio un settore strategico - in
questo caso quello dell’acciaio - l’intervento
statale, sempre per un periodo definito e
comunque il più possibile breve, è giustifi-
cato. In tutte le altre vicende economiche,
invece, ritengo che le leggi della domanda e
dell’offerta siano ciò che mantiene in piedi
le economie sane e la giusta dose di concor-
renza consenta di fortificarle”.
Secondo lei, Confindustria, i sindacati e
altri organismi di rappresentanza sono
forme di aggregazione di interessi ormai
superate, visto che spesso sono ‘scavalca-
te’ dal governo, oppure hanno ancora un
ruolo?
“In passato ho avuto modo di affermare co-
me l’epoca della concertazione sia ormai al-
le nostre spalle. Occorre dare atto all’attuale
governo di aver messo un limite a quelli che
La coerenza è una regola che ho sempre
rispettato e che mi ha consentito di rag-
giungere i risultati che ho ottenuto. Non
so se sia una consuetudine nel mondo
della politica ma rimane sicura-
mente unamia priorità”.
Lei ha sostenuto, parlando
di produzione dell’acciaio,
che non sarebbe tanto sba-
gliata una nazionalizzazio-
ne temporanea nell’in-
teresse nazionale: è
dunque favorevole
e in che misura
all’intervento dello
Stato nell’econo-
mia?
“Come ho avuto modo di
sostenere nei mesi scorsi, in
riferimento alla vicenda dell’Ilva e, più in
generale, alla produzione dell’acciaio, un
intervento statale in settori di interesse
‘sistemico’ può, in casi estremi, essere una
soluzione. Non rimpiango certo la centra-
lità della mano pubblica nel mondo dell’e-
conomia ma in certe situazioni, ed è suc-
cesso nella patria del liberismo quale sono
gli Stati Uniti, bisogna avere il coraggio
e la tempestività per intervenire. In quel
caso impedire l’effetto domino garantito
dall’eventuale chiusura di stabilimenti cru-
ciali per il corretto funzionamento della
Quel camion andato fuori strada…
Alle volte la fortuna batte un colpo e può essere che rechi con sé una grande occasione. L’importante è saperla
cogliere. In questa risposta di Alberto Bombassei a una delle nostre domande, che abbiamo enucleato dal corpo
dell’intervista, si racconta di un certo camion andato fuori strada…
Una frase campeggia in una recente pubblicazione di Brembo, ed è quella di Emilio Bombassei, fondatore
GHOOҋD]LHQGD H VXR SDGUH ´/H FRVH VHPSOLFL OH VDQQR IDUH WXWWL OH FRVH GLIÀFLOL OH VDQQR IDUH LQ SRFKL 1RL GREELDPR
IDUH TXHOOH GLIÀFLOLµ &RPH OD VSLHJKHUHEEH DL JLRYDQL FKH VL DIIDFFLDQR DO PRQGR GHO ODYRUR"
“Le nuove generazioni si affacciano a un mondo del lavoro completamente mutato rispetto a qualche anno fa.
/ҋLPSDWWR FRQ OD UHDOWj GHOOH SURIHVVLRQL q RJJL SDUWLFRODUPHQWH GLIÀFLOH 3URSULR SHU TXHVWR RFFRUUH HGXFDUH
L JLRYDQL D FRQIURQWDUVL FRQ OH GLIÀFROWj $OOD IUDVH GL PLR SDGUH PL SLDFH DJJLXQJHUH FKH ҊSHU DYHUH VXFFHVVR
bisogna saper fare comunque e sempre le cose meglio degli altri’. Ecco, questo noi di Brembo lo sperimentiamo
GD SL GL
DQQL &ҋq XQ DQHGGRWR FKH ULDVVXPH TXHVWD ҊWHQGHQ]D DO IDUH PHJOLR GHJOL DOWULҋ $OOD ÀQH GHJOL DQQL
60 noi operavamo nel mercato dei ricambi e avevamo da poco iniziato ad approcciare le industrie. Gli unici
costruttori di freni a disco erano gli inglesi di Dunlop e Gerling, ma un camion destinato ad Alfa Romeo era andato
IXRUL VWUDGD H DYHYDQR FKLHVWR D QRL GL YHULÀFDUH FKH LO PDWHULDOH QRQ DYHVVH VXELWR GDQQL $EELDPR DYXWR OD
IRUWXQD GL YHQLUH D FRQWDWWR FRQ OD WHFQRORJLD FKH VL VDUHEEH DIIHUPDWD QHO VHWWRUH GHL VLVWHPL IUHQDQWL ÀQR DG
allora lo standard era il freno a tamburo) e abbiamo capito di essere in grado di produrli anche noi. A differenza
degli inglesi, però, abbiamo iniziato a sperimentare nuovi materiali e nuove modalità produttive, e abbiamo
FDSLWR FKH QRQ ELVRJQD VROR VDSHU IDUH OH FRVH GLIÀFLOL PD q LPSRUWDQWH DQFKH LQYHQWDUQH GL QXRYH H PLJOLRUL (G q
questo, in sostanza, l’invito che rivolgo ai giovani che si affacciano oggi al mercato del lavoro. Se non si ha paura
GL LPPDJLQDUH LO IXWXUR VL q SDGURQL GHO SURSULR SUHVHQWHµ