21
rmo
maggio 2018
dell’automazione con orizzonti oggettivamente
a parametri illimitati, apre nuovi e importanti
sbocchi agli operatori, soprattutto per quanto
concerne la conduzione e manutenzione, grazie
alla connettività e alle capacità di self monito-
ring di ogni organo. Accanto alla tradizionale,
e sicuramente permanente, focalizzazione sul
bene si apre la possibilità di aggiungere valore
mediante la promozione e la produzione di ser-
vizi abbinati. La strada che si amplia va quindi
verso la combinazione della servitizzazione
dell’offerta, un’opzione che può essere fornita
in maniera aggiuntiva, o in forma combinata.
Spostando gli orizzonti, in formula più estrema
ma che progressivamente diviene opzione con-
creta, esisterà la possibilità non solo di vendere
il bene ma di fornirlo come un fattore produt-
tivo: ossia non più l’oggetto in sé, ma la capacità
produttiva, o servizio, che l’oggetto può realiz-
zare”.
Ci sono ambiti nei quali questo approccio alla servi-
tizzazione è già stato attuato?
“Certamente. Quella della servitizzazione è una
tipologia di vendita già intrapresa in alcuni am-
biti più pionieristici. Un esempio è nel mondo
della propulsione aerospaziale, dove note
aziende non forniscono più turboreattori ma il
numero di ore di lavoro che il motore produce
nell’utilizzo del velivolo. Un altro esempio arriva
dalla produzione di fluidi o vettori energetici,
“Le aziende hanno creduto nello slancio dell’a-
zione combinata tra tecnologia, competenze e
processi digitali. Sono quindi riuscite a trasfe-
rire questo slancio con impatto e ritorni signi-
ficativi su chi ne deve beneficiare, e che ha già
cominciato a beneficiarne: ossia i costruttori di
macchine, gli utilizzatori e in ultima analisi i
consumatori”.
E in Italia, caratterizzata anche dal Piano Nazionale
Industria 4.0 messo in campo dal Governo, a che
punto siamo nell’implementazione del paradigma?
“È stata una fase che è durata molto poco, come
era facile prevedere che sarebbe stato vista la
grande capacità di intuire le occasioni delle
imprese italiane. In un breve arco di tempo,
le aziende hanno infatti trasmesso e iniziato a
convertire questi ragionamenti sulle opportu-
nità in idee tecnologiche concrete, che sono già
presenti o in corso di trasferimento sui beni tec-
nologici già esistenti o in via di sviluppo. Le mac-
chine che oggi vengono disegnate e costruite in
Italia hanno già al loro interno moltissimi degli
ingredienti che realizzano e consentono l’inte-
grazione tra i differenti layer dell’automazione
industriale in guisa di soluzioni”.
Adesso che il percorso della digitalizzazione è av-
viato, quale è lo step successivo?
“La crescente disponibilità di tecnologie digi-
tali, che abilitano un controllo e una gestione
L’aspetto della connettività è reso possibile dalla presenza del mix meccatronico, che permette di presidiare localmente l’intelligenza distribuita con i livelli superiori di
automazione delle macchine e gestione dell’informazione direttamente in Cluod inclusivi.