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marzo 2017
applicazioni, che è la macchina virtuale Java, ha un
interfaccia web, per cui collegandosi all’indirizzo IP di
quest’oggetto si ha accesso ai suoi servizi e ci si può col-
legare a essa con qualunque cosa, da un dispositivo mo-
bile a un laptop a un jTerm. Ha un sistema di gestione
dati, un hard disk allo stato solido che quando si rompe
consente comunque di leggere i dati memorizzati al suo
interno, non perdendo alcuna informazione.
Prevede un sistema di messaggeria verso protocolli
open: questi oggetti ‘parlano’ con i protocolli aperti di-
sponibili sul mercato.
Infine la piattaforma possiede un sistema di gestione
remota: attraverso un comando è possibile far connet-
tere quest’oggetto alla piattaforma cloud, al server di
assistenza e, aprendo una connessione, è possibile fare
diagnosi non solo sul jNode, ad esempio per installare
aggiornamenti, ma anche sull’impianto usandolo come
veicolo virtuale.
Supervisione accurata.
InMCM si sta lavorando a una
forma sperimentale di jNode che prevede una scheda
con un sistema operativo ‘real time’ e una porta per
la connessione al bus di campo, attraverso la quale si
possono leggere a 10 ms, ovvero 100 Hz, i segnali della
macchina, i sensori di posizione e tutta una serie di in-
formazioni correlate.
Dal 2000 l’azienda legge e raccoglie informazioni dalle
macchine installate; ad esempio tutte le volte che cam-
Organizzare il flusso dati.
Secondo lo schema di In-
dustry 4.0, le macchine hanno di base una serie di dispo-
sitivi sensorizzati, operazione semplice con software e
processori esistenti, ma quello che manca è come orga-
nizzare il flusso di dati provenienti da questi sensori per
farli diventare informazioni significative ed elaborabili
in una modalità finalizzata alla generazione dei servizi.
Trent’anni fa MCM, attraverso la sua divisione infor-
matica MCE, ha iniziato a lavorare in questa direzione,
progettando software per le macchine. Ha costruito un
modello di dati che partono dai sensori, diventano dei
dispositivi - cambi utensili, mandrini, cambi pallet, na-
vette, posti operatore - e si trasformano in unità - la
macchina utensile, il centro di lavoro, il trasportatore
- che poi vengono organizzati in ‘work area’ e interi
impianti controllati da un supervisore jFMX.
Il modello così costruito è la struttura attraverso la quale
fluisce l’informazione: tutto parte dai sensori che de-
terminano se la macchina è in attesa o è in allarme o
sta lavorando. Il gateway rende disponibile un’infor-
mazione aggregata di alto valore aggiunto: dato che,
attraverso il gateway, in ottica IoT un intero impianto
può diventare un device individuale, composto da tanti
elementi, i cui dati possono essere pubblicati verso una
piattaforma di Industry 4.0.
Il jNode è una piattaforma a tutti i livelli perché con-
tiene tutto ciò che la caratterizza: ha un suo sistema
operativo, che è Linux dal 2002, ha un contenitore di
Le macchine MCM nascono predisposte per avvalersi del software aziendale di supervisione, grazie al quale sono connettibili e integrabili.