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gennaio/febbraio 2017
ring’. In questo caso abbiamo l’emulazione di un
impianto flessibile di produzione integrante più
processi di lavorazione meccanica e dimostrazione
con robot antropomorfo del processo di sbavatura
di precisione. Raccogliendo tutto il necessario per
gestire una linea all’interno di una workstation
separata rispetto alle macchine, si libera l’utilizza-
tore da qualsiasi attività automatizzabile, in modo
tale che sia chiamato a fare solo delle operazioni
a elevato valore aggiunto. Questo approccio per-
mette di aumentare notevolmente la produttività
del personale e allo stesso tempo gli permette di
interagire con il processo da una postazione più
semplice.
Porte chiuse.
Allontanare gli operatori dalle mac-
chine, il cosiddetto ‘closed door machining’, è uno
degli obbiettivi che il Gruppo Safran, uno dei clienti
più importanti di MCM, sta promuovendo all’in-
terno delle proprie officine: il contributo dell’a-
zienda piacentina è proprio quello di evitare che
l’operatore debba entrare in macchina e interrom-
pere il processo, attrezzando ogni postazione di
carico/scarico con un video terminale e una presen-
tazione il più possibile chiara ed evidente delle ope-
razioni che devono essere fatte, ma che consentano
all’operatore stesso di risolvere immediatamente il
problema. In alternativa egli può rimandare que-
sta decisione a quando sarà presente la persona
in grado di risolvere il problema, senza avere un
impatto diretto sulla produttività della macchina,
aumentando così la resa complessiva del processo.
Spostare l’operatore e dotarlo di avanzati strumenti
informatici che gli presentino la lavorazione a un
livello più alto rispetto al codice ISO, gli consente
di avere accesso a molte informazioni rilevanti (fe-
ature prodotti o da produrre, step tecnologici ese-
guiti o da eseguire), interagendo con il processo e
influenzando ciò che la macchina farà in un secondo
momento, quando, secondo le logiche di ottimizza-
zione del livello di produttività, la saturazione e lo
sfruttamento di tutte le risorse sarà ideale.
Il contributo di Kuka e Siemens ha permesso di otti-
mizzare le problematiche d’interfacciamento di un
robot all’interno della produzione, equipaggiando
la cella di un CN dotato di Sinumerik ‘Run My Robot’
che permette la programmazione in auto apprendi-
mento in formato ISO direttamente dal CN, evitando
così una scolarizzazione sul linguaggio e l’operati-
vità da parte degli operatori a bordo macchina.
Forza di Gruppo
MCM da due anni fa parte del Gruppo cinese
Rifa Precision (nella foto la sede centrale)
che è composto da circa 11.400 dipendenti
e attivo in svariati settori. Il Gruppo ha avuto
origini nella costruzione di macchinari per
il tessile, da cui 18 anni fa è nata la società
produttrice di macchine utensili Zhejiang
Rifa Precision Machinery, quotata in Borsa
e attiva in Europa grazie all’acquisizione
di MCM e successivamente di Colgar
International. Una importante novità è
stata la creazione di Rifa Aerospace Digital
Equipment, circa 3 anni fa, che si dedica
alla costruzione di macchine utensili per
la lavorazione di materiali compositi per il
settore aeronautico e attrezzamenti a controllo numerico per l’assemblaggio di strutture
per velivoli. L’azienda rappresenta una rilevante opportunità per MCM, che oltre a fornirle
una parte consistente del parco macchine, avrà modo di generare una buona referenza
sul mercato cinese, in cui attualmente l’azienda di Vigolzone non è molto presente, oltre
a ottenere un’oggettiva riconoscibilità relativa alle prestazioni delle sue macchine.
MCM ha presentato alla scorsa BiMu soluzioni per integrare i mezzi di
produzione tra loro e all’interno di una rete aziendale.