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rmo

settembre 2015

Strategie

PERSONAGGIO DEL MESE

del mulino a vento o di una macchina a vapore. Negli anni

70, prima in Giappone poi in tutto il mondo, arriva infine

la meccatronica, che consiste nella integrazione funzio-

nale delle macchine di cui sopra con la moderna elettro-

nica di processo e di controllo: l’operatore interagisce con

lo spazio di lavoro mediante sensori, circuiti elettronici,

software, movimenti meccanici. Discipline prima separate

si fondono senza soluzione di continuità per dare vita a

meccanismi sempre più complessi e innovativi. Con il coin-

volgimento di medicina, biologia e neuroscienze nasce poi

la biorobotica, di cui si intravedono applicazioni davvero

rivoluzionarie”.

Come si arriva alla fusione tra biologia e robotica?

“L’ingegneria biorobotica usa la robotica per inventare

nuove soluzioni, la scienza biorobotica scopre nuovi prin-

cipi mediante la robotica. In generale, il mondo della

natura ispira varie soluzioni, anche del tutto non con-

venzionali, all’ingegnere. Per esempio, la colonscopia,

un esame utilissimo per la prevenzione di un tipo di tu-

more molto diffuso, porta con sé disagi, disturbi, dolore,

difficile manovrabilità, pericolo di danneggiare le pareti

intestinali. Come risolvere il problema? Una soluzione è

proposta dalla natura, e in particolare il comportamento

adattabile e ‘soft’ dei bruchi. Abbiamo quindi inventato

un robot dotato di videocamera che agisce avanzando

nell’intestino come un verme: il ‘bruco robotico’ viene

comandato dal medico mediante un semplice joystick”.

Anche in ambiente industriale si può imitare la natura?

“Una delle prime applicazioni della robotica è stata

nell’industria manifatturiera, nella quale la robotica e

l’automazione hanno portato vantaggi estremamente

significativi, fra i quali la riduzione dei costi di produ-

zione, un incremento di produttività, e il miglioramento

degli standard di qualità e sicurezza. Già da decenni sono

disponibili macchine capaci di afferrare e manipolare

gli oggetti più disparati per caricarli, scaricarli, spostarli,

anche e soprattutto in ambienti ostili per l’uomo, come la

fonderia e le celle di verniciatura. In queste applicazioni

l’utilizzo di robot è dato ormai per assodato. Anche in

questi casi i movimenti dei robot imitano molto da vicino

quelli umani; questi robot vengono infatti definiti antro-

pomorfi”.

Qual è lo stato dell’arte nel campo degli esoscheletri?

“Anche qui le applicazioni previste sono numerosissime

e i progressi sono consistenti, tanto che si può ritenere

di trovarci agli albori di una nuova industria. È stato già

sviluppato un notevole numero di macchine esoscheletri-

che, per la riabilitazione, l’assistenza o il potenziamento

delle capacità motorie dell’utente. Macchine pensate sia

per l’arto superiore sia inferiore. In genere queste mac-

chine sono molto leggere grazie all’uso di materiali com-

L’ingegneria

biorobotica usa

la robotica per

inventare nuove

soluzioni.