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gennaio/febbraio 2015
fondamentale. Non a caso, in Italia come altrove, sce-
gliamo persone locali che abbiano conoscenza del mer-
cato domestico”.
Massimo Amati approfondisce l’analisi del mercato ita-
liano dal punto di vista di Haimer e sottolinea come vi
siano negli stessi settori clienti che non lavorano e clienti
che lavorano e la differenza la fa, anche qui, la qualità.
Chi negli anni scorsi ha investito e ha puntato sulla qua-
lità oggi è in grado di competere mentre chi ha puntato
solo sul prezzo…: ”È in difficoltà, perché c’è sempre un
altro che ‘ha più fame’ di te e ti porta via la commessa.
Qualcuno, forzando su costi bassi, continua a lavorare,
stando sempre sulla corda, solo che facendo così non ri-
esce a mettere da parte risorse per investire nel suo mi-
glioramento e questo, alla lunga, finisce per avere serie
conseguenze. Un mandrino lo si può trovare ai prezzi
più disparati con una forbice anche notevole ma natu-
ralmente la qualità non è la stessa e prima o poi i nodi
vengono al pettine”.
Javier Fernandez Martinez rafforza il concetto: ”Il mer-
cato latino e del Sud Europa è stato storicamente focaliz-
zato sul costo, ma l’allargamento del marketplace all’Asia
e ad altre aree del mondo ha creato degli sbilanciamenti,
chi in Grecia, Spagna, Portogallo, Italia ecc. non ha inve-
stito in qualità perde colpi, chi ha puntato sulla qualità e
quindi sulla produttività può competere con la Germania
e i Paesi più forti. Il futuro dell’Europa sarà competere in
produttività”.
meno ma venderli al giusto prezzo. Bisogna anche pen-
sare che sarebbe assurdomontare unmandrino scadente
su una macchina utensile di alta qualità: vorrebbe dire
darsi la zappa sui piedi; e poi il costo del mandrino, ri-
spetto all’investimento complessivo per realizzare unma-
nufatto rappresenta solo l’1% dell’ammontare totale”.
Il mercato italiano.
In effetti il mercato italiano è una
realtà particolarmente complessa con caratteristiche del
tutto originali e a questo punto ci viene la curiosità di
sapere come si muova nelle varie realtà un’azienda come
Haimer…
“È verissimo che ogni Paese abbia le proprie peculiarità
- interviene Javier Fernandez Martinez – e non solo di
mercato ma anche di sensibilità e culturali. Vendere in
Germania non è esattamente lo stesso che vendere in Ita-
lia, ma la nostra bussola rimane fermamente l’immagine
e la qualità dei nostri prodotti, e questa è la nostra strate-
gia worldwide che, fra l’altro, ci dà ottimi risultati ovun-
que. Però non siamo un’azienda chiusa: ci confrontiamo
volentieri e di continuo con i vari mercati e soprattutto
con le persone che ne fanno parte quindi con
gli utilizzatori, con i clienti e con i nostri ven-
ditori che sono sul campo; perché conoscere a
fondo i mercati in cui si opera è di importanza
Una formazione seria
Haimer investe ogni anno in ricerca e
sviluppo circa il 10% del proprio fatturato
e circa 600.000 euro in formazione. Ogni
anno 40 apprendisti affrontano un percorso
di training che dura 36mesi; per tre anni
frequentano i moduli di apprendimento
senza prendere parte ad alcuna attività
produttiva, esclusivamente dedicati alla
formazione la quale comincia ‘dalla lima’
per arrivare poi ai livelli più sofisticati.
L’attenzione al percorso formativo di
questi giovani è estrema ed accurata e tende
ad avere operatori affidabili al 100% al
momento di entrare in produzione. Saranno
loro a ‘costruire il futuro dell’azienda’. Le
risorse umane inHaimer contanomolto. Ma
la formazione non si ferma ai futuri addetti
alla produzione. Il programma continuo di
formazione e aggiornamento riguarda anche
la forza vendita e i clienti.
Strategie