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Sostituire il carbon black

Per quello che riguarda l’uso di

lignina nel comparto automotive

per la totale o parziale sostituzione

del carbon black, sono presenti in

letteratura un buon numero di arti-

coli e brevetti. Sono già stati dimo-

strati l’incremento dell’adesione di

fibre tessili in compound di gomma

naturale, e l’attività antiossidante

durante l’invecchiamento termico.

Come carica rinforzante la lignina

non conferisce all’elastomero le

stesse prestazioni del carbon black.

In prima battuta ciò è riconducibile

alla naturale idrofilicità della lignina

che limita l’interazione con la gom-

ma idrofobica, comportando pro-

blemi di adesione e dispersione. Le

prime strategie per superare questo

problema sono quindi basate sulla

modificazione dei gruppi funzionali

della lignina, con lo scopo di incre-

mentare l’interazione della carica

con la matrice polimerica e garan-

tire una dispersione omogenea a

livello submicrometrico.

Due approcci hanno dato buoni

risultati in termini di proprietà mec-

caniche. Un primo trattamento a

base di esametiltetramina (HMT) e

una seconda modifica basata su i-

drofobizzazione tramite acetilazione

e/o allilazione.

Entrambe le modifiche hanno incre-

mentato la dispersione di lignina

nell’elastomero e inoltre, durante

la vulcanizzazione i gruppi intro-

dotti potrebbero aver promosso il

chemisorbimento delle catene di

elastomero sulle particelle di ligni-

na e la conseguente formazione di

un network filler-elastomero. I dati

delle curve stress-strain in mescole

dove 15 phr di carbon black sono

stati sostituiti con lignina, ligni-

na-HMT e lignina acetilata-allilata

mostrano interessanti proprietà

meccaniche con ritorno nel caso

di lignine trattate con HMT a livelli

del riferimento con CB, in termini di

rinforzo, mentre nel caso di lignina

allilata-acetilata si notano miglio-

ramenti soprattutto delle proprietà

a rottura.

Da notare che le minori densità delle

lignine rispetto al CB permettono di

ottenere compound più leggeri, ol-

tre che a minore impatto ambientale

per la parziale sostituzione di CB

con una risorsa rinnovabile.

Questi incoraggianti risultati preli-

minari fanno si che la ricerca con-

tinui, ponendosi come obiettivi:

lo studio di metodi alternativi di

modifica per la compatibilizzazione

più green, la riduzione delle dimen-

sioni delle particelle ad esempio

con metodi di asciugatura quali lo

spray-drying, con il traguardo fina-

le della produzione competitiva a

livello industriale di bio-filler nano-

strutturati ad alte performance.

L. Zoia, Università di Milano-Bicocca.