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che presenta evidenti complessità non

risolte. Il 45% delle medie imprese deve

affrontare il passaggio generazionale,

reso difficoltoso da vincoli psicologico-

affettivi (46% dei casi) o dalla difficoltà a

trovare nel contesto familiare competenze

adeguate (40%). Nel 14% dei casi il fra-

zionamento dell’azionariato comporta

problemi, in genere con più di 6-7 azionisti

possono sorgere problemi di conciliazione

d’interessi. L’apertura ai manager esterni è

scarsa o minima nel 70% delle medie im-

prese e la bassa presenza di competenze

esterne può comportare la riduzione del-

la redditività anche del 2%. Il board delle

medie imprese è poco collegiale (3 mem-

bri in media, sono 4 nelle medie imprese

manageriali e 8 nelle società industriali

quotate). Nel 40% dei casi i board presen-

tano una età media superiore ai 60 anni

(25% nelle medie imprese manageriali e

32% nelle industriali quotate). Il presiden-

te ha in media 66 anni (58 anni nelle me-

die imprese manageriali), l’amministratore

unico 63 anni (contro 57 anni). Il passaggio

delle quote azionarie avviene attraver-

so l’usufrutto: il socio usufruttuario ha in

media 77 anni e la nuda proprietà viene

assegnata ai cinquantenni. La quota rosa

è pari al 20% (30% nelle società quotate).

La localizzazione produttiva

La localizzazione produttiva resta in pre-

valenza in Italia. Nei gruppi di medie im-

prese, ogni dieci siti produttivi otto stanno

in Italia, due all’estero. L’off-shoring è sta-

to intenso fino all’anno 2012, ma da allora

la spinta alla delocalizzazione si è esaurita

e le medie imprese affrontano con più fa-

cilità i mercati esteri più con presidi com-

merciali e di assistenza post-vendita che

non con impianti di produzione localizza-

ti all’estero. Occorre rilevare come le basi

produttive estere non siano in prevalenza

collocate in Paesi a basso costo del lavoro:

il 50% delle imprese si trova nell’Unione

Medium-sized family

businesses, green and

open innovation

are the challenges

Medium-sized Italian businesses are able to

engage the recovery thanks to exports, but the

challenges of governance and 4.0 need to be

faced.The picture emerges from the sixteenth

edition of the annual survey onmedium-

sized family businesses (those with 50-500

employees) in the period 2006-2015 carried

out byMediobanca andUnioncamere. In

the last twenty years, medium-sized family

businesses strengthened their importance in

the Italianmanufacturing industry: their

added value increased from12% to 18%,

their turnover from14.5% to 18.5%, and

exports from15.6% to about 19%.Their

added value is driven bymechanical (39%

of added value), pharmaceutical-cosmetic

and food (15%of the total) sectors. Almost

90%of medium-sized businesses export

48%of their turnover to foreignmarkets,

but the production base remains in Italy:

every 10 production sites, only two are

abroad and 60%of themare located in the

EuropeanUnion or NorthAmerica.The

growth of medium-sized family businesses is

compatible with a strong inclusiveness, thanks

to the sharing of productivity gains with the

workforce.They are oriented towards open

innovation and green technologies. Taxation

is damaging, but the trend is a progressive

reduction in the weight of taxes.

Last year, medium-sizedbusinesses

significantly improved theirmarket

performances, whichalso hadapositive impact

on employment. In201755%of companies

reportedan increase in turnoverwhile only 9%

reportedadecrease, the “brand”Made in Italy

(more than50%ofmediumsizedbusinesses)

expanded its sales abroad, compared to 8%,

which confirmed the 2016data. Among

foreignmarkets outside the EU, an important

role is playedby theUnitedStates, China and

South-East Asia.

marzo 2018

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