14
marzo 2018
diFabrizioPatti
LaCinahamesso incantiere
duepiani ambiziosissimi -Made
inChina2025eBelt andRoad
Initiative - checambieranno il Paese
maanche laglobalizzazionecome
l’abbiamoconosciuta. L’Italia
puòcoglieremolteopportunità,
apattodi entrare inuna logicadi
collaborazionecon leaziendeecon
le istituzioni cinesi.Neparliamo
conEttoreSequi, dal luglio2015
ambasciatore italianopresso la
RepubblicaPopolareCinese
MadeinChina2025:
comecambierà
laViadellaSeta
la Cina è ancora fortemente dipendente
dalle tecnologie di importazione: vor-
rebbe quindi ridurre questo gap, soprat-
tutto di know-how”.
Come si vogliono raggiungere que-
sti obiettivi?
“MiC2025 affronta questa sfida in ma-
niera scientifica e strutturata, indivi-
duando 10 settori chiave (tra cui nuo-
ve ICT, robotica, new energy vehicles,
biopharma ecc.) e 20 sotto-settori in
cui concentrare le attività di sviluppo
a livello prioritario, lungo una ‘Tech-
nical Roadmap’ che ha già identificato
180 prodotti, attrezzature e materiali
di riferimento, 150 tecnologie di base e
80 progetti pilota. Il primo obiettivo è
quello di incrementare l’utilizzo di com-
Come il piano Made in China 2025
intende cambiare il Paese nei prossi-
mi anni? È corretto il paragone con
il piano Industrie 4.0 del governo
tedesco e Industria 4.0 del governo
itailano?
“Made in China 2025, tra i programmi
più importanti e ambiziosi lanciati dalla
Cina con il XIII Piano Quinquennale, mi-
ra a trasformare il Paese in una potenza
manifatturiera globale di avanguardia
entro il 2049, anno del centenario della
costituzione della Repubblica Popola-
re Cinese. MiC2025 prende certamente
spunto dai diversi piani di Industria 4.0
lanciati in vari Paesi occidentali, ma ne
amplia il raggio di azione, per estensio-
ne degli obiettivi e dei limiti temporali.
Vi sono alcune aree tecnologiche in cui
L
a Cina guarda lontano, ha messo
in cantiere due piani ambiziosis-
simi - Made in China 2025 e Belt
and Road Initiative - che cambieranno
non solo il Paese ma anche la globalizza-
zione come l’abbiamo conosciuta finora.
L’Italia, da queste trasformazioni, può
cogliere moltissime opportunità, a patto
di entrare in una logica di collaborazio-
ne con le aziende e con le istituzioni ci-
nesi. Per realizzare tutto questo le istitu-
zioni italiane devono fare la loro parte,
sia sul fronte della promozione che su
quello della tutela dei marchi e brevetti.
E molto è già stato fatto, ci spiega Ettore
Sequi, diplomatico italiano di lungo cor-
so che dal luglio 2015 è a Pechino come
ambasciatore italiano presso la Repub-
blica Popolare Cinese.