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presenta un ostacolo alla creazione di
posti di lavoro e ad una migliore corri-
spondenza tra competenze e esigenze
del mercato del lavoro. Per migliorare,
ad esempio, l’efficacia delle politiche
attive del mercato del lavoro, si è de-
ciso di trasferirne la competenza dalle
regioni allo Stato. Le debolezze strut-
turali esistenti in altri ambiti, quali la
concorrenza e la regolamentazione,
grazie ad un progetto di riforme di
ampio respiro da attuare nei prossimi
due anni. Tali iniziative sono neces-
sarie per rilanciare la produttività e
rimettere l’economia sulla strada di
una crescita duratura. Se pienamente
attuate, potrebbero determinare un
incremento del PIL pari al 6% entro i
prossimi 10 anni (Ocse 2015). Un legge-
ro avanzo di bilancio, insieme al rilan-
cio della crescita, contribuirà a ridurre
il debito pubblico. Le continue restri-
zioni di spesa e gli aumenti della tassa-
zione hanno notevolmente contribuito
a rafforzare la posizione di bilancio.
Insieme al rilancio della crescita e al ca-
lo dei tassi d’interessi, ciò consentirà di
ridurre il peso del debito pubblico.
Ristrutturazioni aziendali,
credito, private equity
Quando le imperfezioni del mercato
ostacolano il flusso delle risorse dalle
imprese meno produttive a quelle più
produttive si crea un cattiva allocazio-
ne delle risorse. Se nel 2013 la cattiva
allocazione fosse rimasta al livello del
1995, la produttività italiana sareb-
cilitare la mobilità dei lavoratori e dei
capitali verso le aziende più produttive
nei settori maturi. Il che rappresenta sia
un’opportunità sia una sfida. Un’op-
portunità, perché trasferire i fattori
all’interno di un settore o area è meno
costoso; una sfida, perché è più difficile
capire che cosa impedisca, all’interno
di uno stesso settore o area, l’espansio-
ne delle imprese ad alta produttività e
l’implosione di quelle a bassa produtti-
vità. Più in generale, impostare le con-
dizioni quadro per un corretto funzio-
namento di mercato delle riallocazioni
potrebbe essere più efficace che per-
seguire politiche industriali tradizio-
nali volte a scegliere i settori vincenti.
L’aumento della cattiva allocazione
deriva dal fatto che le imprese a bassa
produttività hanno più alte probabi-
lità di sopravvivere oggi che vent’anni
fa. Ciò a causa di una serie di fattori,
tra cui: la regolamentazione delle pro-
cedure fallimentari e l’efficienza del
sistema giudiziario nella riallocazione
del patrimonio delle imprese in difficol-
tà; il processo di allocazione del credi-
to da parte delle banche, per cui viene
fatto credito alle imprese a bassa pro-
duttività per impedire che falliscano;
la diffusione degli operatori finanziari
specializzati nella ristrutturazione e ri-
sanamento, come le società di private
equity. Il mercato dei fondi di private
equity è ancora poco sviluppato in Ita-
lia, anche a causa della loro regolamen-
tazione e dei vincoli sulla ristruttura-
zione delle imprese.
be più alta del 18% nel settore mani-
fatturiero e del 67% nei servizi. In un
recente report ‘Italy’s productivity co-
nundrum: A study on resource misallo-
cation in Italy’ (2016) di Fabiano Schi-
vardi, Sara Caligaris, Massimo Del Gat-
to, Fadi Hassan e Gianmarco Ottaviano,
si è posta l’attenzione al ruolo della
alterata allocazione delle risorse nell’e-
voluzione della produttività globale. In
Italia in molti settori l’allocazione delle
risorse è insufficiente, ovvero non c’è
stato abbastanza ricambio. Le imprese
meno produttive non sono uscite dal
mercato, così non lasciando spazio a
quelle più produttive. Questo è uno dei
risultati delle politiche che per decenni,
fino al Jobs Act hanno difeso il posto di
lavoro anziché il lavoratore. Un sistema
di protezione sociale che ha mante-
nuto in vita imprese poco produttive,
anziché facilitarne l’uscita dal merca-
to proteggendo temporaneamente il
disoccupato, fino a quando quest’ul-
timo non trovi lavoro in una impresa
più produttiva. Dallo studio emerge la
consapevolezza che per aumentare la
produttività, l’Italia non dovrebbe con-
centrarsi su politiche volte a far muove-
re le risorse tra settori, aree geografi-
che e classi dimensionali, ma piuttosto
su politiche volte ad allocare capitale
e lavoro alle migliori aziende all’inter-
no di ciascuna categoria. Si tratta così
di concentrarsi meno sul movimento di
capitale e lavoro, per esempio, dai set-
tori maturi ai settori dell’informazione
e delle telecomunicazioni e più sul fa-
LA CRESCITA PERCENTUALE PREVISTA DEL PIL IN ITALIA
Data
Documento e fonte
2015
2016
2017
2018
18 Settembre 2015 Nota di aggiornamento - Governo
0,9
1,6
1,6
1,5
28 Febbraio 2016 Dato definitivo - Istat
0,8
8 Aprile 2016
DEF - Governo
0,8
1,2
1,4
1,5
6 Giugno 2016
Proiezione macroeconomiche per l’economia italiana -
Banca d’Italia
0,8
1,1
1,2
1,2
19 Luglio 2016
World Economic Outlook (Update) - FMI
0,8
0,9
1
25 Luglio 2016
Nota sulla congiuntura - Ufficio parlamentare di bilancio 0,8 0,8-0,9 1-1,2
26 Luglio 2016
Global Economic Outlook - Fitch
0,8
0,8
1
1
marzo 2017