Foreign capital likes Italy
Italian companies are being
increasingly targeted by foreign
capital. According to KPMG
Corporate Finance, foreign investors
have resumed watching our country
with interest, expecting a growth
trend again this year. “Foreign
capital is back with conviction to
invest in Italian assets”, says Max
Fiani, partner of KPMG Corporate
Finance. “We expect the trend to
continue in 2015. Foreign investors,
especially those from emerging
economies that have significant
financial surpluses, will play an
important role in the next wave of
privatization, which is just around
the corner”. What is not going so well,
on the other hand, is consolidation
among Italian companies. “We
continue to experience delays in
the process of consolidation among
Italian companies”, Fiani explains,
“especially in the service sector. Small
operations are the norm, which are
barely significant from the industrial
standpoint. Evidently, there still
prevails a wait-and-see attitude
on the part of many companies
which in fact could help drive the
processes of concentration in certain
strategic sectors of our Made in
Italy”. According to KPMG, 2014
saw 190 operations in our country
with a value of 16 billion euros
(about 40% of the total, in line with
the 43% of 2013). According to the
S&P Capital IQ database, quoted
from the blog www.economy2050.
it, in the last three years there have
been 198 mergers or acquisitions of
Italian companies by foreign buyers,
for a total 53.9 billion euros, while
the number of operations going in the
opposite direction is 129, for a value
of almost 17 billion euros.
acquisizione su aziende italiane da parte di
compratori stranieri, per un controvalore
complessivo di 53,9 miliardi di euro. Men-
tre le operazioni di segno opposto sono
state 129 per un valore di quasi 17 miliardi
di euro. Questo significa che negli ultimi
tre anni l’azienda-Italia ha investito all’e-
stero in attività economiche già avviate 37
miliardi di euro in meno rispetto a quanto
le aziende straniere abbiano fatto in Italia.
Qualche passo indietro ci è utile per capire
come si sono evolute le imprese straniere
nel nostro Paese e in quale settore abbia-
no, in particolare, centrato l’attenzione.
Secondo l’ultimo rapporto Istat diramato
a fine dicembre 2014 e relativo all’anno
2012, in Italia risultavano attive 13.328 im-
prese a controllo estero (-1,5% rispetto al
2011) che occupavano circa 1,2 milioni di
addetti (-0,8%). Al netto delle attività fi-
nanziarie e assicurative, le multinazionali
estere conseguivano un fatturato di ol-
tre 505 miliardi di euro (+3,0% rispetto al
2011), un valore aggiunto di 93 miliardi di
euro (-4,2%) e oltre 12 miliardi di investi-
menti (-11,0%). L’evoluzione delle princi-
pali variabili economiche per le controllate
estere in Italia risulta sostanzialmente in
linea con quella rilevata nel periodo 2011-
2012 per il complesso delle imprese dell’in-
dustria e dei servizi.
Le grandi imprese a controllo estero
Le multinazionali estere che operano in
Italia sono residenti soprattutto nell’Unio-
ne Europea: queste imprese sono il 61,4%
del totale di quelle a controllo estero, rea-
lizzano il 56,7%del fatturato e il 58,1%del
valore aggiunto, attivano il 42,1% delle
esportazioni e il 43,5% delle importazioni
realizzate dalle affiliate estere; sostengono
infine una spesa per ricerca e sviluppo pari
al 53,0% del totale. Segue il Nord America
con il 17,0% delle affiliate estere, il 21,1%
del fatturato e il 23,4% del valore aggiun-
to a controllo estero. Le multinazionali re-
sidenti negli altri Paesi europei controllano
il 12,9% delle affiliate estere e attivano
l’11,0% del fatturato e l’11,3% del valore
aggiunto a controllo estero. Le multinazio-
nali asiatiche, seppure presenti in numero
molto limitato (il 6,0% delle controllate
estere), contribuiscono per l’8,8% al fattu-
rato a controllo estero e attivano una parte
rilevante delle importazioni (12,2%). Consi-
derando il Paese di residenza delle multina-
zionali estere, i primi dieci Paesi per nume-
ro di imprese controllate in Italia assorbono
giugno 2015
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