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aprile 2018
tante ma direi strategico; da tempo l’azienda cer-
cava di approcciarlo ma c’erano alcune difficoltà,
legate innanzitutto alla presenza di concorrenti
molto forti, svizzeri, tedeschi e italiani (Tacchella
macchine era uno di questi). Di fronte a ciò, negli
anni scorsi si era cercata una penetrazione ricor-
rendo al classico strumento delle reti di vendita
esterne, ma non fu sufficiente: occorreva un pro-
getto diverso e più strutturato. In passato si bat-
teva essenzialmente la strada dei grossi clienti che
venivano agganciati a livello internazionale: se una
grande azienda italiana era impegnata in grosse
commesse all’estero, ecco che qui si poteva inne-
stare Danobat offrendosi come partner. Si trattava
di un business che non coglieva nel profondo tutte
le potenzialità del nostro mercato”.
Dunque qual è la ‘mission’ di Danobat in Italia?
“Danobat nel nostro Paese rappresenta in tutto e
per tutto uno stabilimento e una sede, non siamo
semplicemente una filiale con un ufficio e un stock
di ricambi e qualche tecnico per l’assistenza: è
molto di più. Infatti la cosa che mi piace dire è che
ci presentiamo al mercato italiano nel modo giusto,
e mi spiego meglio. Non abbiamo incominciato a
vendere qualche macchina in maniera saltuaria e
poi, col crescere del business, pian piano ci siamo
organizzati. Tutt’altro. Ci siamo mossi con un passo,
un progetto che solo i grandi Gruppi si possono
permettere: aprire lo stabilimento, organizzarsi
con le persone, preparare un piano serio di inter-
vento e, quando la struttura è adeguata a servire i
clienti, solo allora mettersi in campo. Ci siamo dun-
que presentati, come Danobat all’ultima EMO, con
un assetto completo: e questo per me è stato un
biglietto da visita molto importante. Detto questo,
la ‘mission’ è molto semplice: conquistare quote di
mercato a scapito di altri, perché purtroppo il mer-
cato italiano è un mercato saturo: l’offerta soddisfa
possibilità di acquisire ulteriori competenze. Oltre
a ciò, con mia grande soddisfazione, come base di
partenza venne scelto proprio il mio territorio, l’A-
lessandrino”.
Lei è socio di Danobat italiana?
“La presenza nell’impresa in qualità di socio è stata
una delle mie richieste fatte al varo dell’iniziativa e
devo dire che non solo è stata subito accettata ma
accolta con grande piacere. Tutti e due abbiamo
convenuto che per me non si trattava banalmente
di ‘trovare un posto di lavoro’ ma di varare una col-
laborazione basata su un profondo reciproco inte-
resse e la mia posizione di socio ben inquadrava
questo schema. Aggiungo che quando io mi trovo
di fronte a un cliente mi devo sentire un imprendi-
tore, altrimenti non riesco a lavorare con la giusta
carica e condivisione”.
A questo punto forse vale la pena di ricordare ai nostri let-
tori la realtà di Danobat e del Gruppo a cui appartiene…
“Danobat fa parte della cooperativa Mondragon,
una realtà economica imponente che possiamo in-
quadrare con un paio di numeri: 75.000 persone
impiegate, e un giro di affari intorno ai 12 miliardi
di euro. Comprende non solo macchine utensili ma
anche componentistica, beni di consumo, grande
distribuzione, opera nella finanza, nelle università,
quindici centri di ricerca e altro. Di fronte a ciò ci si
rende subito conto del livello di solidità e affidabi-
lità, anche rispetto al futuro. All’interno di questo
Gruppo c’è un altro grande patrimonio: l’atten-
zione al sociale e al fattore umano con la missione
di creare ricchezza e benessere per le persone. E
questo vuol dire condurre aziende che abbiano una
loro sicurezza e stabilità nell’oggi e nel futuro”.
Come si colloca Danobat nel mercato italiano?
“Il nostro mercato per Danobat non solo è impor-
Alberto Tacchella, managing director di Danobat Srl ha messo a disposizione del Gruppo iberico la sua esperienza nella rettifica.