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ottobre 2013
Un comparto trainante.
Per rendersi conto di
quanto questo risultato sia importante per l’econo-
mia italiana, bisogna ricordare che il saldo comples-
sivo delle merci nel 2012 è stato attivo per soli 11
miliardi di euro.
Dei tre comparti con saldi attivi, fornisce il contri-
buto maggiore l’ambito ‘meccaniche e apparecchi
meccanici’ (+48 miliardi), che comprende i macchi-
nari di Federmacchine.
Un altro fattore importante è il peso del settore nel
contesto dell’UE. L’analisi di Federmacchine parte
dal dato generale del PIL: l’Italia pesa per il 12,6%
del reddito complessivo europeo e si trova al quarto
posto dopo Germania, Regno Unito e Francia.
Per quanto riguarda l’industria manifatturiera, la
Germania rafforza il primo posto con una quota del
27,3%. Segue l’Italia, che guadagna due posizioni
con il 13,6%, davanti a Francia e Regno Unito.
Restringendo il campo al settore dei macchianari,
la Germania vede crescere ancora la propria quota
al 38,5% e l’Italia rafforza il secondo posto con il
18,2%. Staccati la Francia (7,8%) e il Regno Unito
(7,1%). Questo conferma la specializzazione dell’I-
talia nel settore, in un contesto europeo che vede
crescere il predominio tedesco e la marginalizza-
zione degli altri Paesi.
Valori simili anche se si considera l’occupazione. Gli
addetti del settore dei macchinari in Germania sono
il 36,7% del totale europeo, in Italia il 16,4%, nel
Regno Unito e in Francia meno del 7%.
Il settore in Europa.
Il quadro cambia se si guarda al
numero di imprese: l’Italia da sola conta il 26%delle
imprese europee, al secondo posto ci sono i tedeschi
con il 17%, mentre gli altri Paesi hanno un numero
ancora più basso.
Come si sa, le imprese italiane hanno dimensioni
molto inferiori rispetto ai competitor tedeschi.
Le aziende tedesche hanno infatti dimensioni più che
doppie, per fatturato e addetti, rispetto alla media
europea. Anche le aziende francesi si attestano su ri-
sultati superiori alla media. Sono invece su valori deci-
samente inferiori le imprese italiane. Va sottolineato
che, anche se le dimensioni sono sono inferiori, le im-
prese italiane raggiungono comunque elevati livelli
di efficienza.
Rilanciare il settore.
Federmacchine prosegue in-
tanto nella sua attività sottolineando alle autorità di
Governo l’urgenza di provvedimenti a sostegno del
rilancio del consumo domestico di beni strumentali,
che troverebbe un utile strumento nella liberalizza-
zione delle quote di ammortamento degli investi-
menti in mezzi di produzione.
“Nella nostra proposta - sottolinea Losma - gli inve-
stimenti in beni strumentali sono deducibili, ai fini
delle imposte sui redditi, con quote decise libera-
mente dall’impresa. Tale provvedimento non incide,
nel medio termine, sulle casse dello Stato, poiché im-
plica soltanto la traslazione degli incassi per l’erario.
Un provvedimento minimo da adottare, nel più breve
tempo possibile, è quello di revisione dei coefficienti
tabellari, in modo da adeguare le aliquote di ammor-
tamento all’effettiva durata utile del bene strumen-
tale, cosicché gli investimenti delle imprese non siano
più penalizzati”. Federmacchine chiede poi l’abbat-
timento dell’Irap sul personale per una quota pari al
rapporto export/fatturato dell’impresa.
fonte: Gruppo Statistiche Federmacchine
Elaborazione su dati Istat