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progettare

409

OTTOBRE

2017

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Un cambiamento radicale

“L’ambiente in cui viviamo e lavoriamo cambierà radicalmente con l’avvento delle nuove

tecnologie, ma noi tutti saremo in grado di trovare un ruolo diverso e le nostre vite si

arricchiranno di nuovi obiettivi ed esperienze”, dichiara Minoru Usui, presidente di Epson.

“L’attuale preoccupazione legata al progresso tecnologico è del tutto comprensibile ma la

tecnologia offre enormi opportunità, se gestita in maniera corretta. Indipendentemente dalla

nostra attuale situazione lavorativa, essa è destinata a cambiare in futuro e, come evidenziato

anche dai risultati dello studio, occorre intensificare il dialogo tra la Pubblica Amministra-

zione, le aziende e la società in generale affinché tutti possano acquisire le conoscenze e

le competenze necessarie per assumere nuovi ruoli e sfide. Le modalità con cui gestiremo

l’evoluzione determineranno il nostro ruolo lavorativo - e non solo - per i prossimi 10 o 20

anni - aggiunge Usui -. La tecnologia apre la porta a nuove possibilità. Come azienda, Epson

promuove il cambiamento tecnologico sviluppando soluzioni in grado di aumentare l’efficienza

e la produttività di dipendenti e collaboratori. Le tecnologie Epson - dispositivi indossabili,

robot, stampanti, soluzioni di visual imaging - sono il risultato di una progettazione bilanciata

che ha l’obiettivo di offrire e supportare una visione positiva del futuro che ci aspetta”.

che la tecnologia rivoluzionerà set-

tori e modelli aziendali. Soprattutto

il 6% degli intervistati in Europa (e

il 4% in Italia) crede che nel futuro

la propria mansione non esisterà

più: una previsione che stando ai

modelli attuali potrebbe anche ave-

re un impatto sociale significativo,

considerato che si parla di una

possibile riduzione dei livelli di

occupazione in Europa al 64%, un

valore inferiore a quello registrato

nel 2005. Ciò nonostante, chi lavora

mostra di essere cittadino a pieno

titolo della learning society e gli

italiani (86%) si dichiarano ancora

una volta più ottimisti degli euro-

pei (72%), con il 63% disposto ad

aggiornare le proprie conoscenze

per poter svolgere nuove mansioni.

L’approccio delle aziende

Questo ottimismo potrebbe esse-

re vanificato dal fatto che, nelle

opinioni dei dipendenti, le azien-

de sembrano non voler trarre il

massimo vantaggio dalle nuove

tecnologie: infatti solo il 15% dei

lavoratori italiani considera la pro-

pria organizzazione ‘eccellente’ nel

monitorare i nuovi sviluppi tecno-

logici e meno di un terzo (27%) la

ritiene particolarmente abile quan-

do si tratta di implementare nuo-

ve tecnologie. In questo scenario,

sostanzialmente allineato ai valori

europei, rimane quindi una certa

sfiducia da parte dei lavoratori sulla

capacità o volontà delle organiz-

zazioni circa l’implementazione e

l’utilizzo delle nuove tecnologie. Lo

studio che ha messo a confronto

le opinioni fornite da 17 esperti di

vari settori con quelle di oltre 7.000

dipendenti e manager nelle cin-

que principali economie europee,

evidenzia come singoli individui,

datori di lavoro e istituzioni debba-

no affrontare scelte non facili circa

l’adozione delle nuove tecnologie.

Emerge come di fronte a tali scelte,

che potrebbero avere implicazioni

in termini di occupazione, risultati

aziendali e competitività a livello

mondiale, le opinioni siano con-

trastanti sia sui potenziali vantaggi

che sulle possibili minacce circa

l’avvento dell’innovazione tecnolo-

gica nei vari settori e nelle diverse

economie.

Aumento o diminuzione dell’occu-

pazione?

Stando alle risposte fornite, il 75%

dei lavoratori europei (e il 78% degli

italiani) ritiene che l’utilizzo di nuo-

ve tecnologie potrebbe comportare

una riduzione del numero di dipen-

denti nell’azienda. A tale riguardo,

i più preoccupati sono gli spagnoli

(80%) seguiti a ruota dagli italiani

(78%), mentre i tedeschi (67%) lo

sono molto meno. A sorpresa, il

settore manifatturiero si è rivela-

to particolarmente ottimista: qui il

75% prevede il passaggio a un mo-

dello di produzione più localizzato,

con il 55% degli intervistati (57% in

Italia) concorde sul fatto che i livelli

di occupazione rimarranno invariati

o aumenteranno. Nel settore del-