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INCHIESTA

18

fluidotecnica 388

APRILE

2015

mondo. Ovviamente di riflesso di-

venta una buona opportunità anche

per i fornitori di componenti per

automazione. Quindi, l’auspicio è

che il manifatturiero italiano sia

adeguatamente sostenuto da poli-

tiche adeguate”.

Di Monte continua: “Proprio in re-

lazione allo sviluppo dell’industria

4.0 e all’internet of things, che con-

sente di gestire i cosiddetti big data

necessari al controllo remoto dei

processi produttivi, peserà sem-

pre meno la localizzazione degli

stabilimenti produttivi rispetto al

risparmio ottenibile con l’ottimizza-

zione dei cicli produttivi. La capacità

di interpretazione delle esigenze

applicative del cliente e la sua tra-

duzione in prodotti intelligenti e

soluzioni meccatroniche idonee a

soddisfarle, saranno sempre più la

vera fonte di valore. La tendenza è

di gestire sia questi processi che

le fasi produttive strategicamente

più rilevanti presso la casa madre”.

“Il progresso nell’automazione -

conclude Pannwitz -, attraverso lo

sviluppo di componenti tecnologi-

camente avanzati, può aumentare la

competitività dei Paesi industrializ-

zati con manodopera specializzata.

Le nuove tendenze come la digital

industry 4.0 mirano a ridurre i co-

sti di produzione dei componenti

personalizzati al pari di quelli della

produzione in serie. Questo sarebbe

un vantaggio competitivo importan-

te nei confronti delle produzioni in

massa e a basso costo effettuate

in Asia.

In generale, il requisito necessario

per avere un successo globale è

essere presenti nei tre Paesi della

triade con strutture proprie. Aven-

tics ha siti di produzione in Europa,

negli Stati Uniti e in Asia, dove

cerchiamo di espandere la nostra

expertise a livello locale. Questo

ci permette di sviluppare soluzioni

adatte ai singoli mercati locali in

brevissimo tempo. Grazie a questa

strategia, Aventics fornisce valvole

per veicoli commerciali in India, ci-

lindri senza stelo per i treni espressi

regionali cinesi e valvole in cera-

mica per l’industria dell’alluminio

negli Stati Uniti”.

Marconi ha un’altra visione: “Il di-

scorso è molto complesso. Abbia-

mo assistito alla scomparsa di interi

comparti industriali che avevano

fatto del nostro Paese un’eccellenza

nel mondo e purtroppo non credo

che a breve la manifattura, special-

mente di prodotti a basso valore

aggiunto, potrà ritornare nei Paesi

d’origine.

È chiaro che l’aumento dei costi

delle cosiddette economie emer-

genti può scoraggiare ulteriori e-

sodi, più che incoraggiare mas-

sicci rientri, ma ciò di cui si sente

davvero la mancanza, e gli USA lo

stanno dimostrando, è una politica

industriale forte e unitaria da par-

te dell’Europa che sia in grado di

salvaguardare la propria struttura

produttiva puntando specialmen-

te sulla sostenibilità ambientale,

il risparmio energetico e la qualità

dei prodotti. Anche volendo essere

molto ottimisti, mi pare però che

in questo senso, questi obbiettivi,

soprattutto politici, siano piuttosto

lontani”.

Conclude questo giro d’opinioni

Parodi: “Le dinamiche di insedia-

mento manifatturiero sono ormai

molto influenzate dalle politiche

economiche dei singoli Paesi in

funzione delle proprie potenzialità

di sostenere investimenti e politiche

retributive concorrenziali. A oggi

risulta poco plausibile pensare a

realtà produttive labour intensive

in contesti nazionali avanzati, dove

gli spazi di manovra normativi sono

vincolati.

Permane, invece, un tessuto solido

di eccellenze e competenze tecno-

logiche nei Paesi di origine capace

di esprimere manifatturiero ad alto

valore aggiunto e pertanto molto

ricettivo alla tecnologia innovativa.

È qui che si osservano processi di

reshoring e crescita la cui prospet-

tiva rimane solida”.