giugno 2015
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If the demand
for oil grows...
The price per barrel is recovering,
as predicted by the major oil
traders.
WTI (West Texas Intermediate)
went up last month, and according
to Ian Taylor, CEO of Vitol,
the world’s largest oil trading
company, “We would have touched
bottom, especially if the arrival
of barrels from Iran was still
delayed “. According to analysts, a
slowdown in supply should be the
lever for an increase in prices.
The CEO of Eni, Claudio Descalzi,
for example, reminds us of the need
for cooperation among the major
producers of oil & gas - Opec, the
United States and Russia - to avoid
repeating the destabilizing price
shifts such as the recent collapse in
oil prices. Descalzi, in an interview
with the Financial Times, tells
us to expect a recovery in oil
prices in the next year to reach 70
dollars per barrel, after the fall the
almost 50% plunge that started
last summer. A decline in US
production of shale, the increase
in demand and the reduction
of project costs will lead to the
recovery of prices.
The ENI boss adds that it is now
clear that Opec, led by Saudi
Arabia, no longer wishes - or is no
longer in the position - to act as the
global swing producer. Following
the decision in November not to
cut production in the face of the
surplus of US supplies and the
greater than expected reduction
in demand from China, the
market, vulnerable to the sharp
fluctuations caused by the growth
of futures contracts and other
financial derivatives, lacks its usual
stabilizing power.
debolezza superiore alle attese della do-
manda cinese, il mercato, vulnerabile alle
più forti oscillazioni in ragione della cresci-
ta dei contratti future e degli altri derivati
finanziari, manca della sua forza di stabiliz-
zazione.
Un orientamento comune
Descalzi non suggerisce esplicitamente una
cooperazione formale sulla produzione tra
l’Opec e gli altri Paesi produttori ma dice
che un orientamento al mercato è essen-
ziale per incoraggiare gli investimenti da
parte dell’industria e per evitare nel futuro
forti rialzi dei prezzi.
“Abbiamo bisogno di stabilità per la nostra
industria, e la stabilità significa avere un
orientamento”, dice Descalzi, riferendosi
agli enormi volumi produttivi dagli Stati
Uniti, dalla Russia e dall’Opec. “Abbiamo
bisogno di cooperazione tra tutti i produt-
tori per stabilizzare il mercato”, dice.
Il mese scorso ENI è diventata la prima ma-
jor dell’energia a tagliare il proprio divi-
dendo, per il 2015, in risposta alla riduzio-
ne dei flussi di cassa, decisione che Descalzi
descrive come “non facile” ma che ha in-
contrato una reazione positiva da parte
degli investitori.
L’amministratore delegato di ENI intrave-
de in generale “una finestra di opportuni-
tà” nel settore per ulteriori acquisizioni do-
po l’operazione di Shell su BG, sostenendo
che gli asset negli Stati produttivi di shale
negli USA e quelli del Golfo del Messico
L’amministratore delegato di ENI, Claudio
Descalzi, per esempio, richiama l’esigen-
za di cooperazione tra i grandi produtto-
ri mondiali dell’oil&gas, l’Opec, gli Stati
Uniti e la Russia, per evitare il ripetersi di
movimenti ‘destabilizzanti’ dei prezzi co-
me accaduto recentemente con il recente
collasso delle quotazioni del petrolio. De-
scalzi, in un’intervista a Financial Times,
dice di attendersi un recupero delle quo-
tazioni del petrolio fino a raggiungere nel
prossimo anno i 70 dollari al barile, dopo la
caduta di quasi il 50% che si è verificata a
partire dalla scorsa estate. Una diminuzio-
ne nella produzione americana di shale, il
miglioramento della domanda e la riduzio-
ne delle spese nei progetti porteranno al
recupero dei prezzi.
Descalzi aggiunge che è ormai chiaro che
l’Opec, guidato dall’Arabia Saudita, non
intende più - o non è più nella posizio-
ne - di operare come lo swing producer
mondiale. Dopo la decisione di novembre
di non tagliare la produzione a fronte del
surplus delle forniture statunitensi e della