Background Image
Table of Contents Table of Contents
Previous Page  61 / 70 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 61 / 70 Next Page
Page Background

novembre 2014

61

velli di produttività odierni e senza ipotizza-

re miglioramenti di produttività ed è emerso

che avremmo bisogno di 15,5 milioni di nuovi

lavoratori per ottenere performance di 841

miliardi”. È sicuramente auspicabile questa

crescitamanonè fattibile se si restaagli attuali

livelli di produttività. Vi sono una serie di rigi-

dità strutturali in alcuni mercati del lavoro eu-

che questa cifra è pari alla sommatoria del

valore aggiunto del compartomanifatturie-

ro creato da Germania e Italia. È come se in

sette anni si dovesse reinventare una nuova

Germania e una nuova Italia. Abbiamo poi

fatto un’altra simulazione – prosegue De

Molli – e ci siamo domandati di quanti posti

di lavoro avremmo bisogno, considerati i li-

ta, emerge che, posto l’obiettivo del 20%

del PIL derivante dal settore manifatturie-

ro, la media del 28 Paesi europei è poco

sopra il 15%. L’obiettivo percentuale si ri-

ferisce all’Unione europea nel suo insieme.

Considerando l’evoluzione tra il 2010 e il

2013, la maggior parte dei Paesi con un

settore manifatturiero meno sviluppato ha-

visto la quota di valore aggiunto dalla pro-

duzione ulteriormente ridursi. Al contrario,

la maggior parte dei Paesi con una quota

maggiore di valore aggiunto dalla produ-

zione ha registrato un aumento. Sono otto

su 28 i Paesi che nel 2013 hanno raggiunto

o superato la soglia del 20% e questi sono:

Lituania, Slovenia, Germania, Slovacchia,

Ungheria, Irlanda, Romania e Repubblica

Ceca. “Abbiamo fatto delle simulazioni -

spiega De Molli - se la media dell’incidenza

del PIL manifatturiero sul PIL globale fosse

del 15%e volessimo che passasse al 20%nel

2020, ci siamo domandati di quanto deve

crescere in valore assoluto il settore mani-

fatturiero per rapportarsi al valore del PIL.

Per fare questo, abbiamo applicato al PIL

dei diversi Paesi europei i tassi di crescita

previsti dagli istituti nazionali dei rispettivi

Paesi e alla fine abbiamo stimato che servi-

rebbero 841 miliardi di euro per raggiunge-

re il valore stimato di PIL manifatturiero. E,

da analisi più specifiche, abbiamo appurato

Come raggiungere il traguardo?

Manifattura più forte? Si ma con politiche ad hoc e con un occhio a costi e

tassazione che, di fatto, portano a distorsioni competitive tra i Paesi europei. I

casi più clamorosi, illustrati da De Molli (TEH Ambrosetti), sono quelli relativi al

prezzo dell’energia elettrica e l’incidenza delle tasse sul prezzo. Dalla tabella,

relativa al 2013, balza subito all’occhio che a parità di costo dell’energia, tra

Svezia e Germania, se si applicasse alla Germania la stessa tassazione svedese,

la Germania risparmierebbe, secondo i calcoli Ambrosetti, 17,1 miliardi di euro

all’anno. Tra Cipro e la Finlandia il rapporto è tre volte superiore e sfavorevole

a Cipro, mentre l’Italia, sia per tassazione sia per costo dell’energia, supera di

parecchio la media europea. Campanello d’allarme anche sui costi di chi avvia

una nuova attività di business. Nel nostro Paese e in Polonia l’incidenza di questo

costo è elevata e supera il 14%, contro una media europea che si ferma al 4%

e Paesi come la Danimarca o la Slovenia in cui questi costi sono praticamente

assenti. Secondo le analisi, se questi parametri fossero applicati all’intera Europa

permetterebbero un risparmio di 4 miliardi di euro ogni anno. Una variabile che

crea distorsione e non agevola lo sviluppo del settore manifatturiero in Italia

riguarda i tassi di interesse applicati ai finanziamenti. Basti pensare che, secondo

le rilevazioni di Ambrosetti, se in Italia si applicassero i tassi francesi, l’Italia

risparmierebbe 16,4 miliardi di euro.