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gennaio/febbraio 2017
costante crescita, sempre più urbanizzata, molto gio-
vane, circa la metà ha infatti meno di 30 anni e un
alto livello di istruzione. Soprattutto nei grandi centri
urbani si stanno diffondendo nuove tendenze, in par-
ticolare nel campo del design e dei beni di consumo,
aprendo spazi interessanti per i prodotti Made in Italy.
Petrolio, gas e industria.
Oltre alle enormi riserve di
petrolio e gas, il Paese possiede un sistema industriale
tra i più importanti e diversificati della regione e dopo
anni di sanzioni è previsto un rilancio degli investi-
menti in macchinari, tecnologie e know-how, neces-
sari per l’ammodernamento e ampliamento della base
industriale e dei processi produttivi. Un discorso simile
può essere fatto anche per infrastrutture e trasporti
e per tutto il comparto delle costruzioni, dove c’è la
necessità di potenziare e qualificare l’offerta in ambito
residenziale, commerciale e ricettivo: la realizzazione
di nuovi alloggi, di spazi commerciali e uffici, di hotel,
ma anche di edifici pubblici e ospedali, è destinata ad
accelerare nel breve periodo e a trainare la domanda
di materiali per edilizia, mobili, accessori e articoli d’il-
luminazione.
Infatti, per le imprese italiane, i settori che presentano
le migliori opportunità di business sono proprio quelli
legati alle infrastrutture, alla componentistica, all’edi-
lizia, al design, e all’arredo, oltre alla cosmetica, moda
e gioielleria. Ma l’approccio al mercato iraniano non è
semplice, e se non lo si affronta con competenze con
una formazione adeguata è molto facile correre dei
rischi. Lo scenario è caratterizzato dalla forte presenza
dell’apparato statale-governativo nell’economia e dal
ruolo rilevante, esercitato anche in campo economico,
dalle fondazioni religiose e dalle organizzazioni mi-
litari che controllano direttamente o indirettamente
molte imprese, banche e società. Il contesto operativo
per chi intende avviare un’attività produttiva in loco è
piuttosto complesso, burocrazia e procedure non sem-
pre trasparenti possono creare ostacoli e ritardi.
poi il crollo degli scambi ha fatto scendere il valore a 1,6
miliardi nel 2014 e a poco più di 1,5 miliardi nel 2015,
con il nostro export che ha dimezzato il valore delle
vendite. Sempre secondo Sace, se l’export italiano riu-
scisse a riproporre una crescita simile a quella osservata
nel periodo pre-sanzioni (2000-2005) si raggiungerebbe
un livello di esportazioni di 2,5 miliardi di euro nel 2018,
superiore al picco raggiunto nel 2005.
Detto ciò, riguadagnare le quote di mercato perse in
Iran non sarà facile, considerando che Paesi quali Cina,
India, Russia e Brasile hanno subito molti meno vincoli,
conquistando negli ultimi anni un posizionamento ri-
levante, in particolare la Cina, che oggi è il primo for-
nitore dell’Iran, senza dimenticare che la concorrenza
francese e tedesca si fa di anno in anno più agguerrita.
La rimozione delle sanzioni contro l’Iran, oltre a rav-
vivare i flussi commerciali, ha rappresentato un incen-
tivo molto forte per le nostre imprese, ‘sbloccando’
un mercato con grandi potenzialità di sviluppo, con
una popolazione di quasi 80 milioni di abitanti e in
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