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giugno/luglio 2016
Riccardo Pessina è general manager mentre
Maria Rita Rigamonti è CEO di Monzesi.
M
onzesi Srl compirà cento anni nel 2018 e, da
qualche anno a questa parte, ha intrapreso un
processo di ristrutturazione che è basato su tre pilastri
principali: nuovi giovani in azienda, internazionalizza-
zione all’interno della società e rapporto con la gestione
finanziaria, senza tralasciare la forte propensione alla ri-
cerca e sviluppo di prodotti tecnologicamente all’avan-
guardia che ha sempre contraddistinto questa storica
realtà. Riccardo Pessina, direttore generale e Maria Rita
Rigamonti, CEO e legale rappresentante della società
spiegano l’evoluzione aziendale, toccando il passato,
il presente e il futuro (aperture verso giovani che ab-
biano fatto esperienza all’estero, apertura di una fi-
liale al Cairo come porta per la conquista dell’Africa,
attenzione verso paesi come l’Iran, potenza con un PIL
attorno al 4%, ma immerso in una situazione geopoli-
tica che va attentamente studiata) e togliendosi anche
qualche sassolino dalla scarpa: sia in fatto di rapporti
con gli istituti di credito e di utilizzo del rating di af-
fidabilità, sia verso le associazioni di categoria, ree di
aver iniziato tardi a ‘fare scuola’ agli imprenditori sui
cambiamenti finanziari. “Le ultime trasformazioni nel
mondo sono state più pesanti e hanno favorito una re-
azione più drastica e anche più dinamica. Si pensi agli
ultimi vent’anni e a come le aziende hanno accelerato il
loro processo di internazionalizzazione sui mercati usu-
fruendo dell’avvento di internet e inserendo persone
giovani che sapessero le lingue. Oggi però l’internazio-
nalizzazione non è avere un rappresentate all’estero, o
almeno non è sufficiente. La vera rivoluzione deve par-
tire da dentro l’impresa. In azienda, per questo motivo,
abbiamo inserito giovani stranieri; italiani che hanno
avuto un’esperienza in Cina e giovani che hanno lavo-
rato e avuto un’esperienze all’estero”, spiega Pessina.
Il direttore generale è convinto, infatti, che i giovani
che arrivino dall’estero dopo aver fatto un’esperienza,
abbiano una marcia in più e un carattere più pronto
ad apprendere velocemente e facilmente. “È finita la
mentalità del ‘devo trovare un lavoro fuori dalla porta
di casa’, mentre vince la mentalità del giovane che ha
un carattere pronto al cambiamento e al sacrificio e sa
mettersi in gioco. Questi giovani sono coloro i quali tro-
veranno il lavoro della vita, indipendentemente dall’a-
spetto monetario. Noi li abbiamo trovati sia attraverso
i cacciatori di teste, sia attraverso il passaparola, sia tra-
mite le università, come per esempio il Politecnico di Mi-
lano che sta facendo un lavoro eccezionale per i giovani
che stanno cercando un lavoro”, dice Pessina.
Internet e Industry 4.0.
Pessina è fautore del lavoro
in team. Non ama pensare al suo personale che lavori
da remoto ognuno a casa propria, proprio non gli va
giù. “Tutta la socializzazione di cui si sta parlando e
l’avvento dei social network stanno creando il pensiero
opposto rispetto alla terminologia che incarnano: socia-
lizzazione, appunto. Qualora invece si parli di Industry
4.0 che aiuti le esigenze temporanee dei singoli dipen-
denti e comunque aiuti il dipendente a ‘stare meglio’
con se stesso e quindi in azienda, allora ben vengano.
Quindi è dare la possibilità a tutti di ottemperare alle
proprie esigenze personali al fine di rendere di più
senza preoccupazioni. Ma la realtà è che le persone si
devono confrontare, in una sorta di dinamicità”, spiega
Pessina. Una sorta di dinamicità che ha coinvolto l’im-
presa nel corso degli ultimi decenni. Se negli anni 70/80,
anni di piombo, il tema dominante erano le leggi sui
dipendenti, dal 1990 al 2000 si è affrontato il concetto
di internazionalizzazione dell’impresa. “Fino agli anni