Rivista_Meccanica_Oggi_174 - page 31

nologie si affacciavano all’orizzonte, si facevano spesso
prove su impianti sperimentali, studi e approfondimenti
in laboratorio. È del 1969 il primo impianto completo in
linea a polveri, realizzato da Tecnofinish (nuova deno-
minazione di Rotofinish). Si trattava del primo impianto
in cui erano state utilizzate soluzioni acquose al posto
della trielina come pretrattamento alla verniciatura. Sia
i nostri competitor, sia i clienti ci guardavano scettici e
titubanti. In realtà i risultati ci dettero ragione e il trat-
tamento a base acqua soppiantò l’utilizzo di solventi
clorurati”.
E il rapporto con i concorrenti?
“Il rapporto con i concorrenti era completamente di-
verso da quello che può essere il rapporto di oggi. Il
nostro competitor era visto come un nemico, con cui
non si potevano scambiare impressioni. Era impensabile
invitare il concorrente a visitare l’azienda, cosa che oggi
avviene invece tranquillamente. Adesso nella maggio-
ranza dei casi c’è un rapporto di reciproca conoscenza e
stima. Si condividono esperienze e competenze”.
Come è avvenuto il passaggiodamanager a imprenditore?
“Diciamo, in estrema sintesi, che è stato a causa dei te-
deschi! Di un rapporto difficile che si era instaurato in
seno a Tecnofinish dopo che l’intero pacchetto aziona-
rio era stato acquistato dalla Chemetal di Francoforte,
società soprattutto di prodotti chimici che non gradiva
all’interno del gruppo la parte impiantistica. Con il
dottor Morone, presidente di Tecnofinish, abbiamo ac-
quistato il ramo d’azienda relativo agli impianti. La ne-
onata creatura è stata chiamata Tecnofirma e abbiamo
iniziato questa avventura imprenditoriale con una tren-
tina di persone alle nostre dipendenze. A quell’epoca
il nostro business era dedicato quasi esclusivamente al
due figli, Francesco Goi, amministratore delegato, e
Giovanna Goi, responsabile marketing e qualità. Ma
torniamo al nostro protagonista e alla sua avventura
imprenditoriale nel campo dei trattamenti di superficie.
Presidente, lei è un nome storico nel settore dei trattamenti
di superficie. Ci racconta come si è avvicinato a questo am-
bito?
“Dopo la laurea ho fatto una breve esperienza nell’in-
dustria della cosmesi, in un’azienda che produceva lac-
che per unghie e rossetti, una ‘follia’ di gioventù che è
durata solo sei mesi. Mi si è poi presentata l’opportunità
di essere assunto dalla Rotofinish italiana, ed eravamo
verso la fine degli anni 60. Dal Trentino, sono appro-
dato a Giussano, un piccolo paese della Brianza e ho in-
cominciato a lavorare quale responsabile di una nuova
linea di prodotti chimici per il trattamento delle super-
fici che sarebbero stati importati in Italia, su licenza
americana. Mi mandarono presso la Casa Madre negli
Stati Uniti per imparare tutto ciò che era necessario e
da solo iniziai a occuparmi del mercato italiano. Dopo
circa sei mesi la divisione iniziava a ingrandirsi, anche
con l’arrivo di nuovi collaboratori.
Successivamente, si dedicò agli impianti. Cosa ricorda di
quei primi anni?
“È stato proprio nel 1970 che sono diventato responsa-
bile dell’impiantistica nell’ambito dei trattamenti di fini-
tura. Sono stati anni in cui si sono verificate le evoluzioni
più importanti. Si sono visti gli sviluppi delle prime linee
automatiche di verniciatura a polvere complete di pre-
trattamenti con detergenti e anche la verniciatura all’ac-
qua. Aveva inizio sempre in quel periodo il processo di
sostituzione dei prodotti a solvente negli impianti di
sgrassaggio. Si viveva un clima di fermento, nuove tec-
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