progettare
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MARZO
2017
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Quasi metà delle aziende del cam-
pione totale sono anche pronte a
sviluppare accordi di cooperazione
per incrementare lo sviluppo di inno-
vazione, e oggi lo fanno tre aziende su
dieci (metà tra quante hanno innova-
to nell’ultimo triennio), prediligendo
imprese dello stesso settore, anche
concorrenti, oppure i fornitori stessi.
L’apporto dei centri di ricerca sembra
molto limitato, anche in termini di
università e istituti di ricerca pubblici.
La cooperazione e in generale il coin-
volgimento di partner per lo sviluppo
di innovazione è di fatto una necessità
delle aziende italiane: il personale
interno non viene valutato in modo
adeguato dagli stessi intervistati, sia
rispetto all’innovazione sia rispetto
alle soluzioni e i servizi di digitaliz-
zazione. Solo due aziende su dieci
hanno personale interno dedicato
all’innovazione, e una quota un po’
inferiore risorse indirizzate alla digi-
talizzazione. Se la valutazione delle
competenze del personale dedicato
è abbastanza lusinghiera, e in me-
dia vicina all’8 su scala scolastica,
il giudizio degli intervistati sul resto
del personale raggiunge appena la
sufficienza, e pone diversi interroga-
tivi circa la capacità dell’azienda nel
suo complesso, e delle sue risorse
interne, di perseguire gli obiettivi di
rinnovamento che l’attuale momento
richiede al sistema produttivo italia-
no. Quasi quattro aziende su dieci
prevedono attività di formazione al
personale per lo sviluppo di com-
o servizi più attraenti per il mercato.
L’analisi life-cycle cost viene indicata
espressamentedapocopiùdi un’azien-
da innovatrice su dieci, due aziende su
dieci tra lesocietàdel compartoedilizia.
Comparto che innova di più
L’autofinanziamento è la principale
forma di copertura delle innovazioni
da parte delle aziende italiane; solo le
aziende manifatturiere vedono ridurre
l’utilizzo di risorse proprie a favore del
finanziamento privato di lungo perio-
do o breve periodo, negli altri settori
invece raggiunge percentuali esorbi-
tanti. L’industria è dunque il settore
che più innova, ed è più preparato a
finanziare le innovazioni con ricorso a
risorse esterne nell’ambito di investi-
menti di lungo periodo.
o collaborazione con enti esterni. Se
tuttavia si stimolano alcuni temi, stret-
tamente legati alla digitalizzazione,
l’interesse e la voglia di innovare cre-
scono, e seppur gravati da vincoli di
finanziamento e di bassa preparazione
del personale interno, simanifestauna
più sostenuta propensione all’investi-
mento in soluzioni innovative.
Sono un quinto le aziende che dichia-
rano di avere introdotto almeno una
innovazione di prodotto o di processo
negli ultimi tre anni, e poco più di una
su dieci quelle che hanno intrapreso
un’azione brevettuale o di registrazio-
ne di prototipo o marchio per tutelare
la propria innovazione. La propensio-
ne tout court a innovare cresce man
mano che aumenta la dimensione
dell’azienda: è superiore tra le aziende
manifatturiere, a seguire tra le utility.
Delle innovazioni di prodotto o di pro-
cesso degli ultimi tre anni, quasi quat-
tro su dieci sono direttamente riferibili
a soluzioni di digitalizzazione. La ridu-
zione dei costi a livello complessivo
(di produzione o di manutenzione, o
in generale nel complessivo ciclo di
vita del macchinario/impianto) guida
più di ogni altro criterio la ricerca di
innovazioni da parte delle aziende ita-
liane, quindi la definizione di prodotti
Il ruolo di Siemens
Siemens potrà rivestire nei processi innovativi e di digitalizzazione del mondo produttivo
italiano un ruolo di primo piano. L’azienda gode di valutazioni largamente positive come
consulente nell’area della digitalizzazione: questo è il parere del 70% degli intervistati che
conoscono e considerano positivamente il posizionamento dell’azienda in questo ambito.
Cinque aziende su dieci ritengono Siemens possibile partner nel processo di digitalizzazione.
Più alta la valutazione tra le aziende del terziario e dell’edilizia, nonché tra le medie e le
grandi aziende.
La quota di PIL in R&D italiana è più basa della media europea.