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Passione
e lungimiranza
Era il 1964 quando i tre fratelli Camozzi cominciano a costruire piccoli raccordi per acqua
e manopole di lavorazioni meccaniche di precisione. Spinti dalla volontà di fare qualcosa in
proprio ipotecarono la casa di famiglia per acquistare un piccolo tornio. Tra il ’67 e il ’68 nasce
lo stabilimento di Lumezzane. Risale al ’72 la prima delle acquisizioni che verranno fatte negli
anni: quella della milanese Anti & Casolo. L’internazionalizzazione di Camozzi coincide col 1981
con la costituzione della Camozzi Germania. Negli anni si sono poi succedute molte altre filiali
nel mondo. Oggi Camozzi è un Gruppo globale che conta 1.300 dipendenti, dei quali circa 470 in
Italia e 24 filiali nel mondo, tra cui quattro sedi produttive tra Cina, Crimea, India e Stati Uniti,
che operano sul territorio vendendo localmente il loro prodotto. Negli anni il Gruppo è cresciuto
anche attraverso diversificazioni, investimenti e acquisizioni di altre società, fino a diventare un
nome leader nell’odierno comparto dell’automazione con Camozzi SpA. La società fa parte del
Gruppo Camozzi, che comprende oggi 11 aziende facenti capo a quattro divisioni: automazione,
macchine utensili, macchine tessili e manufacturing, che include sette aziende che si occupano di
trasformazione di materie prime e della lavorazione di componenti.
produzione delle valvole. Nel ’72 venne
costruito un altro piccolo stabilimento a
PolpenazzedelGarda,dovesiiniziarono
a costruire i cilindri e sempre nello stes-
so anno venne acquisita la Walter-Bi di
Milano (valvole).
Contemporaneamente, in quegli stessi
anni l’azienda aveva cominciato a lavo-
rare anche con un distributore tedesco,
un’organizzazione europea che comin-
ciò a distribuire i prodotti Camozzi in
Europa. Per ampliare ulteriormente la
gammanel 1985 vennequindi acquisita
un’azienda bolognese, la ‘Mazzanti’ che
producevacomponenti per il trattamen-
to dell’aria (FRL)”.
Inquestopercorsodi ricostruzione, arri-
viamo a un altro tassello fondamentale
nella storia Camozzi: il suo percorso di
internazionalizzazione. I mercati esteri
sono pertanto da sempre nel DNA di
Camozzi…
“L’internazionalizzazione vera e propria
è partita nel 1981, con la costituzione
della Camozzi Germania. Alla nascita
dell’azienda fece seguito anche la par-
tecipazioneallaprimafieradiHannover,
con cui si cominciò a far conoscere
il brand in tutta Europa. Negli anni si
sono poi succedute molte altre filiali
nel mondo: già nel 1985 sbarcammo
Oltreoceano, con la filiale negli Stati
Uniti, e un importante passo successivo
fu poi l’espansione in Unione Sovietica,
nel 1991: erano anni difficili, la guerra
fredda era ancora in corso,ma l’aver co-
nosciuto una struttura governativa che
operava in quello che oggi potremmo
chiamare settore idraulico-pneumatico
permise di entrare anche nel mercato
russo.Fondamentalefupoilacostituzio-
ne di una joint-venture inCina, nel 1992:
quello fu un passo decisivo, in quanto
giàal tempocominciammoadiffondere
il nostro nome in quel mercato, dove
all’epoca i costruttori europei erano
praticamente sconosciuti”.
Che tipo di attività svolgono le filiali
estere del Gruppo?
“Le nostre filiali all’estero sono nate per
permetterci di esserepiùvicini aimerca-
ti, proponendonon solamente lo stesso
prodottochefacciamoinItaliamaanche
lo stesso sistema di fare fabbrica che
abbiamo qui. Gli stabilimenti in Cina,
Stati Uniti, Crimea e India sono la foto-
copia di quelli di Polpenazze del Garda
edi Lumezzane: sonoprogettati egestiti
allostessomodo,imacchinariacquistati
sono esattamente gli stessi. Camozzi si
fregia di essere un’azienda globale ma
con un servizio locale: aprire sedi all’e-
stero per noi significa essere presenti
nei diversi Paesi non solo con un’unità
che produce, assembla o esegue cer-
te lavorazioni in loco, ma che porta
localmente un certo modus operandi.
Questo vale ad esempio anche per tutte
le certificazioni che conseguiamo in
Italia, che vengono tramandate anche
nelle nostre attività all’estero: in quei
Paesi serviamo infatti gli stessi clienti
che seguiamo in Europa, per cui assi-
curare loro lo stesso livello di qualità e
serviziodiventaun’esigenza.Visonopoi
settori che richiedono specifici processi
produttivi, dal controllo qualità alla trac-
ciabilità totale. L’internazionalizzazione
in Camozzi è sempre stata fatta con una
precisa strategia alle spalle: questo lo
dobbiamo alla lungimiranza del nostro
presidente, chehasemprevisto lontano
fin dagli inizi, investendo nei diversi
Paesi e dove la presenza sul posto por-
ta enormi vantaggi in termini di brand
recognitioning. Questo ha portato oggi
Camozzi ad avere una percentuale di
export superiore all’80%”.
E arriviamo ad oggi. Attualmente alla
guida di Camozzi è presente la seconda
generazione della famiglia. Quel pro-
cesso di cambio generazionale, spesso
critico nelle imprese, in Camozzi invece
è stato brillantemente gestito. Come è
avvenuto questo passaggio?
“La prima generazione in azienda ha
sempre puntato molto su questo, tan-
to che possiamo dire che il passaggio
generazionale è stato il nostro punto
forte. Oggi in Camozzi lavora tutta la
famiglia: siamo 8 cugini, e ognuno ha
un proprio compito e ruolo ben definiti
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