Assofond, le fonderie non trovano personale a sostegno della ripresa

Pubblicato il 3 agosto 2021
Assofond occupazione fonderie Roberto Ariotti

Le fonderie italiane vivono un momento di ripresa, confermato dall’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi di Assofond relativa al secondo trimestre 2021: l’indicatore di sentiment sui prossimi sei mesi segna infatti un nuovo valore di massimo. Confermata pure la previsione di fine anno nella variazione di fatturato, con +21% sull’anno precedente.

Le aziende del comparto prevedono un pieno recupero di quanto perso nel 2020 (-17,9%), grazie a un livello di attività che è superiore o uguale a quello pre-Covid 19 per la maggior parte delle imprese. Il 55,9% delle fonderie registra un incremento delle commesse su modelli già in deposito, un altro 44,1% dichiara di aver prodotto nuovi modelli e il 26,5% del campione ha acquisito nuovi clienti. Un risultato per certi versi insperato solo pochi mesi fa, che trova conferma nei dati relativi all’utilizzo di capacità produttiva, che si attesta al 75,5%.

“La prima metà del 2021 è stata complessivamente positiva – ha sottolineato Roberto Ariotti, presidente di Assofond -. Ciò nonostante, siamo ancora alle prese con non poche criticità, che ci impongono prudenza: da un lato l’efficacia e la diffusione della campagna vaccinale, decisiva per permetter al mondo produttivo di proseguire questo trend anche in autunno, dall’altro, l’aumento del costo delle materie prime e la difficoltà di reperimento, che sta colpendo le aziende del settore mettendone a rischio la marginalità”.

Sembra intanto scongiurato il rischio del calo occupazionale, con il 90% delle imprese associate Assofond che, a un mese dallo sblocco dei licenziamenti, si è dichiarato in cerca di personale per consolidare la ripresa in corso. Numerose sono le opportunità di lavoro qualificato proposte, fra tecnici collaudatori, operatori di macchine utensili, addetti alla progettazione o al controllo qualità.

Assofond fonderie infografica

“Il lavoro che si svolge nelle nostre aziende è assai diverso rispetto alla percezione che molto spesso i ragazzi più giovani hanno delle mansioni tipiche della fabbrica – precisa quindi Ariotti -. Oggi la realtà della manifattura italiana è quella di imprese che hanno automatizzato le attività più faticose e ripetitive, lasciando invece spazio al talento e alla creatività per quelle a più alta specializzazione. Una fonderia, nello specifico, può realizzare centinaia di componenti diversi, e deve rispondere alle richieste dei committenti, che sono alla ricerca di prodotti sempre più performanti. Questo significa fare ricerca in campo metallurgico per individuare le soluzioni migliori, avere la capacità di programmare macchinari anche molto complessi, saper affrontare ogni volta progetti anche molto diversi fra loro, ricercando il miglior compromesso fra prestazione e affidabilità del componente”.

A fronte dell’ampia offerta di lavoro, tuttavia, il 70% delle fonderie del campione intervistato da Assofond ha evidenziato grosse difficoltà nel trovare personale in linea con i profili richiesti. Il gap fra domanda e offerta, come sottolineato gli imprenditori che hanno risposto al sondaggio, dipende da molteplici fattori: da un lato il sistema scolastico italiano, che vede ancora troppo pochi diplomati negli istituti professionali, nonostante i settori di sbocco si caratterizzino per un bassissimo turnover e per importanti prospettive di crescita professionale.

“Dall’altro – sottolinea ancora Ariotti – c’è un evidente problema politico, legato alle misure attualmente in vigore: il reddito di cittadinanza può essere, sotto certi aspetti, un disincentivo alla ricerca di un lavoro, ma io penso soprattutto al cuneo fiscale, che deve essere ridotto per permettere alle imprese di retribuire correttamente le proprie figure professionali senza compromettere la competitività a livello internazionale. Questo è vero soprattutto per chi, come noi, si confronta spesso con concorrenti che operano in Paesi che non solo hanno un costo del lavoro molto inferiore, ma che si possono anche permettere di produrre senza l’attenzione alle tematiche di sostenibilità sociale e ambientale che invece contraddistingue da sempre le nostre aziende”.



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