Il perché della candidatura
a patrimonio Unesco
Incontriamo Beniamino de’ Liguori Carino, segretario
generale della Fondazione Adriano Olivetti, per
comprendere insieme da dove nasce il progetto per la
candidatura di Ivrea a Patrimonio Unesco e qual è il
suo obiettivo.
Segretario generale, come nasce l’idea di
candidare Ivrea a Patrimonio Unesco?
“L’idea di candidare la città industriale di Ivrea a
patrimonio Unesco viene da molto lontano, direi ben
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per l’inizio del progetto. Si può dire che l’idea ha le sue
radici nelle celebrazione per il centenario della nascita
di Adriano Olivetti nel 2001. In quell’occasione, la
Fondazione Adriano Olivetti ha promosso un convegno
internazionale e una mostra dal titolo ‘Costruire la città
dell’uomo. Adriano Olivetti e l’urbanistica’. È stato un
evento eccezionale che ha dato avvio ad una serie
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nel Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della nascita della Fabbrica Olivetti del 2008 e quindi nel
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delle Facoltà di Architettura, che via via si interessavano sempre di più alla vicenda olivettiana, ma anche con enti
e istituzioni di settore. Siamo così riusciti a riportare l’attenzione sul patrimonio di Ivrea e costruire nel tempo un
consenso culturale e istituzionale a livello nazionale e internazionale sulla candidatura a sito Unesco, avviando la
trasformazione del paesaggio industriale di Ivrea in un vero e proprio paesaggio industriale e culturale”.
In quegli anni avete anche avviato un’indagine sul lascito olivettiano nella PMI
“Accanto ai lavori del Comitato Nazionale, sempre nel 2008, la Fondazione ha promosso un importante progetto di
studio sull’eredità imprenditoriale olivettiana e sui valori intangibili delle imprese come patrimonio di competenze e di
organizzazione che ancora oggi accomuna molte realtà imprenditoriali assimilabili al modello Olivetti, in particolare nel
Canavese. Entrambi i progetti hanno coinvolto piani di azione teorica e pratica, con l’obiettivo di contribuire a restituire alla
città di Ivrea nuovi scenari di sviluppo del territorio in linea con le politiche regionali e nazionali. Il progetto di candidatura
a Sito Unesco di Ivrea nasce quindi da queste premesse. A fare da promotore e collettore istituzionale del processo, è
stata inizialmente la Fondazione Adriano Olivetti che è l’istituzione di riferimento, dal 1962, per la conservazione, la tutela
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istituzioni che hanno condiviso da subito con noi questa ambizione, a cominciare dal MiBACT e dal Comune di Ivrea che
insieme con noi e con la Fondazione Guelpa sono tra i membri della cabina di regia del progetto”.
Quali sono gli obiettivi della candidatura?
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ancora iscritto nella Lista Unesco patrimoni di architettura industriale del Novecento. Obiettivo del progetto è quello
di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico e culturale olivettiano di Ivrea, sperimentando nuove
forme di sviluppo sostenibile in cui è centrale la partecipazione della comunità locale”.
Quale futuro ci si immagina per Ivrea?
“Un’altra Olivetti non potrà certamente più esserci ma il lascito materiale e immateriale olivettiano può rappresentare
un’occasione di rigenerazione comunitaria. Ivrea può essere un modello di città industriale, di visione imprenditoriale
umanistica del XX secolo, esempio per la rinascita, la crescita e lo sviluppo economico, sociale e politico del
nostro Paese. Siamo convinti che il riconoscimento a patrimonio Unesco costituisca un segno importante della
storicizzazione dell’esperienza olivettiana di cui è più che mai oggi fondamentale tramettere il senso e i valori più
profondi alle generazioni future, in Italia e nel mondo”.
Foto di Supun Fabrizio Asanka.
novembre 2017
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considerazione che la storica ‘fabbrica in
mattoni rossi’ dove il padre Camillo aveva
dato vita all’attività imprenditoriale era
ormai insufficiente al raggiungimento de-
gli obiettivi produttivi, con uno sguardo
rivolto alle sperimentazioni internazio-
nali nel campo dell’architettura funziona-
le alle attività produttive e allo sviluppo
sociale, Adriano Olivetti chiama attorno a
sé i migliori giovani architetti del tempo
e rivoluziona la conformazione di Ivrea
trasformandola in una vera e propria cit-
tà industriale. Sull’asse di via Jervis nasco-
no così le Officine ICO (acronimo di Ing.
Camillo Olivetti) caratterizzate da grandi
finestre attraverso le quali la luce filtra sui
luoghi del lavoro che entrano così in dia-
logo con lo spazio circostante. Ma Olivetti
non pensa solo ai luoghi della produzio-
ne, vengono così realizzati diversi edifi-
ci ex novo quali per esempio una nuova
sede per la dirigenza, il Centro Servizi
Sociali, l’Asilo nido, le case per i dirigen-
ti, impiegati e operai, la mensa aziendale