novembre 2014
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più decisa su tutte le leve di politica econo-
mica: moneta, credito, bilancio pubblico,
cambio, riforme.
Prospettive
Il CSC offre anche previsioni per il 2015. La
domanda mondiale, anche se rallentata ri-
spetto al passato e frenata dall’Europa, sta
accelerando e si stima che l’incremento del
commercio internazionale passi dal 2,6%
di quest’anno (2,7% nel 2013) al 4,0% nel
2015, grazie alla maggiore crescita ameri-
cana (dal 2,1% al 3,1%) e degli emergenti
(dal 4,5% al 4,9%), mentre l’Eurozona ri-
mane ferma (da +0,6% a +0,8%).
L’euro è sceso dai massimi e tenderà ulte-
riormente a perdere quota: per impo-
stazione il CSC lo fissa a 1,30 il prossimo
anno, dall’1,35 medio di questo. Il prezzo
del petrolio, invece, non darà una mano
ma nemmeno sarà di impedimento, stabi-
lizzandosi in euro (in dollari va da 107 a
104 al barile).
Molto importante è l’orientamento che
prevarrà in Europa sull’interpretazione
del Patto di stabilità e crescita. In man-
canza di informazioni precise, il CSC non
incorpora nello scenario economico radi-
cali cambiamenti di impostazione.
Secondo il rapporto: “Va rilevato che la
composizione della nuova Commissione
europea e le recenti prese di posizione
tedesche formano una diga all’auspicato
spostamento della politica europea verso
la flessibilità e il coordinamento delle po-
litiche di bilancio.
Il raffronto tra le strade diverse imboc-
cate da USA ed Eurozona nella gestione
della crisi e tra i risultati ottenuti dice con
chiarezza quale abbia avuto successo e
quale abbia fallito. Negli USA la priorità
è al sostegno della domanda interna, con
tutti i mezzi, e al preliminare risanamen-
to delle banche.
Nell’Eurozona prima di tutto si è chiesto
di mettere in ordine i conti pubblici, nella
fase in cui i privati stavano aggiustando
i propri. Inoltre, è mancata per troppo
tempo una ricetta unitaria per sostenere
i sistemi bancari, cosicché il credit crunch
è stato più feroce non dove le banche
erano più fragili, ma nei sistemi più pena-
lizzati dalle scelte restrittive sulle finanze
pubbliche”.
Oggi il PIL USA è del 6,7% sopra i livelli
pre-crisi e viaggia verso una solida ripresa
nel 2015. Quello dell’Eurozona è del 2,4%
inferiore e non è garantito un migliora-
mento nel corso dell’anno prossimo, in
assenza della svolta di politica economica
indicata dal presidente BCE, Mario Dra-
ghi. Anche all’interno del Paese ci sono
ragioni per prevedere un cambio di rotta
dell’economia. Il CSC stima una variazio-
ne del PIL italiano di -0,4% quest’anno e
un incremento dello 0,5% nel 2015. Con
il calo del 2014, l’economia italiana regi-
stra il terzo arretramento consecutivo,
seppure molto più contenuto dei due
precedenti.
Il recupero nel 2015 sarà sostenuto da
diversi fattori: l’accelerazione del com-
mercio internazionale, l’impatto positivo
derivante da Expo 2015, il tasso di cambio
più favorevole, la persistenza dell’ampio
output gap, l’allentamento del credit
crunch, la riduzione del costo del denaro,
l’effetto ritardato di alcuni provvedimen-
ti governativi e l’allentamento delle ten-
sioni geopolitiche, soprattutto tra Russia
e Ucraina.