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rmo

marzo 2017

L’anidride carbonica.

Da qualche tempo Fismet Ser-

vice si è dedicata anche allo studio dell’applicazione al

lavaggio industriale di sistemi che utilizzano quale sol-

vente l’anidride carbonica.

“L’evoluzione delle tecnologie di produzione e tra-

sformazione dei manufatti industriali ha posto il

problema di ottenere una finitura di superficie e una

pulizia sempre più sofisticate - dice Sabino Di Pierro

- nell’industria aerospaziale, elettronica, della mec-

canica di precisione e nell’ambito medicale, viene

richiesto un altissimo grado di pulizia con livelli re-

siduali accettabili infinitamente piccoli, nell’ordine

di nanogrammi per cm

2

, sino al livello della rugosità

micrometrica e nanometrica. L’impiego dell’anidride

carbonica per la pulizia e la preparazione delle su-

perfici consente di raggiungere risultati estremi su

materiali quali metalli puri, leghe di alto valore, cera-

miche, polimeri e matrici naturali inorganiche: risul-

tati sino a oggi non raggiungibili con altri sistemi di

lavaggio di precisione, nemmeno ripetendo più volte

singoli trattamenti o interi cicli di lavaggio”.

Di Pierro spiega come l’anidride carbonica abbia un

potere solvente stupefacente che le consente di attra-

versare lo strato limite delle superfici da trattare, para-

gonabile a quello del 1.1.1. Tricloroetano. Inoltre, il suo

utilizzo offre un valore aggiunto veramente straordi-

nario sotto il profilo della salvaguardia dell’ambiente:

è un solvente con impatto ambientale praticamente

nullo, poiché è di origine naturale e si dissolve sempli-

cemente nell’aria dopo l’utilizzo, senza originare reflui

e soluzioni esauste inquinanti. In ogni caso è possibile

evitare la dispersione nell’aria dell’anidride carbonica,

dotando gli impianti di un sistema di recupero, ricir-

colo e filtrazione, attuando così un vero e proprio ciclo

chiuso, senza nessuna emissione nell’ambiente.

Possono essere trattate con CO

2

superfici lisce, pezzi a

geometria complessa, trucioli metallici, materiali porosi

naturali.

Successivamente al processo di trattamento, i pezzi la-

vati con CO

2

vengono analizzati tramite misurazione

dell’angolo di contatto (superfici visibili), gravimetria,

desorbimento termico e gascromatografia, nei casi più

complessi.

Pulire in profondità.

“Oltre al raggiungimento di ri-

sultati di pulizia estremi - dice Di Pierro - i punti di forza

dei processi con CO

2

sono i seguenti: tempi di lavora-

zione e costi di esercizio estremamente interessanti per

le applicazioni industriali; eliminazione dell’esposizione

ad agenti tossici, quali per esempio solventi alogenati;

utilizzo senza esposizione agli odori; eliminazione dei

rischi da inquinamento; nessuna modifica dei materiali

sottoposti al trattamento; eliminazione dei tempi e

delle modalità procedurali che normalmente l’opera-

tore impiega per gestire l’impianto nel rispetto delle

normative sulle emissioni”.

Per raggiungere risultati di pulizia massimi, corrispon-

denti a livelli residuali infinitamente piccoli, nell’ordine

di nanogrammi per cm

2

, occorre impiegare un fluido

di lavaggio con alta capacità bagnante, elevato potere

solvente e altissima fluidità, spiega Sabino Di Pierro.

I solventi liquidi e le soluzioni liquide detergenti tra-

dizionali, difficilmente associano valori minimi di ten-

STRATEGIE

A sinistra, impianto SLD Rotolift; a destra, sabbiatrice CO

2

Cleanblast.