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marzo 2017

Stefano Possati

è nato a Bologna il 23 dicembre 1950, sposato due figli.

Diplomatosi al Liceo Classico Galvani, ha frequentato la Facoltà di Ingegneria

Meccanica presso l’Università di Bologna. Entrato in Marposs nel 1974, Possati

si è occupato dapprima della gestione del personale e poi della costruzione di un

sistema informativo aziendale integrato. Consigliere delegato e direttore generale

da settembre 1983, è diventato presidente da gennaio 1991. Nel 2012 è stato

nominato Cavaliere del Lavoro. Attualmente Stefano Possati ricopre le seguenti

cariche: vice presidente del Consiglio direttivo della federazione nazionale dei

Cavalieri del Lavoro e presidente del Gruppo emiliano romagnolo della stessa;

consigliere di amministrazione della società editrice Il Mulino dal 1991 e

membro del Comitato esecutivo della stessa dal 1998; membro dello ‘Advisory Council of Sais Europe in Bologna -

Johns Hopkins University’ dal 1996; vicepresidente della ‘Friends of the Johns Hopkins University - Associazione di

cultura e studio italo-americana Luciano Finelli’ dal 2013; socio della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna dal

2012; dal 2001 al 2016 è stato membro del Consiglio Superiore della Banca d’Italia e presidente del Consiglio di

Reggenza della sede di Bologna.

Presidente Possati, lei rappresenta la seconda genera-

zione in azienda. Ha un significato particolare, anche

a livello di trasmissione di valori, la continuità fami-

gliare alla guida?

“Ha certamente un significato importante: en-

trai in azienda nel 1974 e fino al 1980 mi occu-

pai perlopiù di incarichi operativi nell’ambito

delle relazioni sindacali e dell’informatizzazione

dell’azienda. Dal 1980 al 1990, anno in cui mio

padre mancò, ebbi la bellissima opportunità di

lavorare strettamente al suo fianco e furono anni

determinanti per la mia formazione. Credo che

quegli anni furono fondamentali per l’acqui-

sizione profonda da parte mia della filosofia e

dei valori dell’azienda. Essi consistono nel met-

tere l’uomo e la sua possibilità di realizzarsi sul

lavoro al centro delle nostre scelte e nel perse-

guimento rigoroso dell’integrità tecnica, intesa

come rifiuto di ogni compromesso sulla adegua-

tezza della soluzione tecnica alla funzione che il

cliente richiede. Il trasferimento di questi valori

alle generazioni successive è il senso e la ragione

della continuità famigliare”.

Dal 1952 anno di fondazione, Marposs ha aperto di-

verse filiali nel mondo. Ci fa un quadro della dimen-

sione internazionale dell’azienda? E in che percentuale

incide sul vostro fatturato l’export?

“Marposs è stata fondata a Bologna nel 1952 da

mio padre ing. Mario Possati (1922-1990): egli

ebbe l’idea di costruire il primo sistema in-

process per il controllo di pezzi durante l’o-

perazione di rettifica, permettendo così il

miglioramento della qualità e della quantità dei

componenti prodotti dalle macchine utensili.

Dieci anni più tardi, nel 1962, dopo aver conqui-

stato una buona posizione nel mercato nazio-

nale, Marposs aprì il suo primo ufficio all’estero,

in Germania. Nel 1963 Marposs attraversò l’o-

ceano e giunse negli Stati Uniti: oggi lo stabi-

limento principale si trova ad Auburn Hills, alla

periferia di Detroit, la capitale dell’industria au-

tomobilistica americana. Nel 1970, dopo diciotto

anni di attività, Marposs aprì il suo primo ufficio

in Giappone. Questo fu il punto di partenza per

la penetrazione nel mercato asiatico, a partire

da Cina e Corea nei primi anni Ottanta. Marposs

è attualmente presente in 25 Paesi con la pro-

pria organizzazione di vendita e di assistenza; in

un’altra decina di Paesi l’azienda possiede un’ef-

ficace rete di agenti e distributori. Oltre che in

Italia sono presenti centri produttivi in Germa-

nia, USA, Cina e Corea. Il fatturato Marposs pre-

visto nel 2017 è intorno ai 500 milioni di euro

con circa 3.200 dipendenti, suddivisi in 1.150 in

Italia, 700 in Europa, 1.000 in Asia (di cui oltre

700 in Cina) e 350 nelle Americhe. Il Gruppo

vende sul territorio italiano circa il 6% del fat-

turato con il 94% dedicato ai mercati esteri”.

Alla politica di apertura della filiali è stata abbinata,

dal 2000, quella di una mirata politica di acquisizioni.

Quale è la filosofia e quali gli obiettivi che stanno alla

base di questa seconda linea strategica? Quali sono le

sinergie che avete messo in campo, in ambito commer-

ciale ma anche di progettazione e ricerca?