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progettare
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MARZO
2018
ricavi, mentre il 71,2% prospetta lo
stesso risultato per quanto riguarda
la riduzione dei costi.
È stato chiesto quale sia la figura
driver preposta a stimolare/guidare il
processo di innovazione digitale in a-
zienda: il 37,2% indica l’imprenditore.
A seguire, il direttore/responsabile IT
(14,9%), il direttore tecnico (8,1%) e
il direttore ricerca e sviluppo (6,1%).
Investimenti e benefici
Interessante l’opinione sui principali
fattori di rallentamento della digita-
lizzazione, che per il campione sono
rappresentati da un rapporto incerto
tra investimenti e benefici (per il
46,2% delle aziende), dall’arretratez-
za delle imprese con cui si collabora
(43,1%), dalla mancanza di compe-
tenze interne (29,2%) dall’assenza di
un’infrastruttura tecnologica di base
adeguata, nonché dagli investimenti
richiesti troppo alti (26,2%), dalla
mancanza di una chiara visione del
top management (24,6%) e da troppi
dubbi sulla sicurezza dei dati e pos-
sibilità di attacchiinformatici (17,7%).
Per quanto riguarda gli investimenti
nei prossimi anni, ben l’86,2% delle
aziende è disposto a investire una
quota del proprio fatturato per tra-
sformare l’impresa in una ‘fabbrica
intelligente’, con quasi 3 su 10 orien-
tate a superare la quota del 10%.
Solo il 13,8% non intende effettuare
investimenti.
Molto interessanti anche i risultati
della ricerca sull’andamento delle a-
ziende, che si presenta complessiva-
mente soddisfacente per le imprese
del comparto della meccanica e della
subfornitura, con il 61,8% degli im-
prenditori che parla di performance
aziendale molto positiva, il 32,7% che
si dice mediamente appagato e solo
il 5,5% contrariato. Soddisfazione che
si può in parte spiegare guardando, in
prima battuta, all’andamentogenerale
nel primo semestre 2017 e alle previ-
sioni per l’anno in corso.
Nella prima metà del 2017 rispetto al
2016, infatti, i fatturati hanno registrato
una crescita per il 48,8%delle aziende,
mentre il 40% dichiara stabilità e il
11,2% un calo. Un aumento signifi-
cativo anche dal punto di vista del
confronto con il 2016, conben9,7punti
percentuali in più. Il portfolio ordini è
giudicato ‘adeguato’ ai propri livelli di
sostenibilità finanziaria dal 77,6%delle
imprese, contro un 22,4% per cui è
insufficiente.
Le previsioni
Per quanto riguarda le previsioni per
la restante parte dell’anno in corso,
sul fronte dei fatturati il 57,9% si a-
spetta una crescita, il 31,8% stabilità
e il 10,3% prospetta un calo. Numeri
decisamente migliori rispetto a quelli
di un anno fa, quando la percentuale
delle aspettative positive era solo del
37,1%.
L’export resta un decisivo fattore di
traino per le PMI italiane, con quasi 8
su10 (78%) chedichiaranodi esportare
i propri prodotti e servizi, con un’in-
cidenza variabile. Il 33% dichiara di
realizzare all’estero meno del 10% del
proprio fatturato, l’11,6% ‘dall’ 11% al
25%’, il 15,8% ‘dal 26% al 45%’, l’11,6%
‘dal 46% al 70%’ e il 6% ‘oltre il 70%’.
Chi esporta punta prevalentemente
verso gli Stati dell’Europa Centro-
Occidentale (84,1%), seguiti da quelli
dell’Europa dell’Est (37,6%) e del Nord
America (30,6%). Circa il 23,6% espor-
ta in Asia, mentre il Medio Oriente
per il 17,2%, la Russia per il 15,9%,
il Sud America per il 14,6%, l’Africa
Settentrionale per il 10,2%, l’Oceania
per il 6,4% e l’Africa Meridionale per
il 3,8% rappresentano gli altri mercati
di sbocco.
Il rapporto trasmette ottimismo sul
futuro del mercato in cui si trovano a
operare le singole aziende: nei pros-
simi 3 anni, solo il 6,6% si aspetta
una contrazione dello scenario in cui
lavora, contro un 59,1% apertamente
convinto dello sviluppo del proprio
mercato di riferimento e un 34,3% che
crede non ci saranno grosse varia-
zioni rispetto all’andamento attuale.
ECONOMIA