SCENARI
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progettare 385
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NOVEMBRE
/
DICEMBRE
2014
sono stati fatti in modo lineare e
non mirato. La pressione tributaria
vede l’Italia al quinto posto in Eu-
ropa, con un’incidenza del 30%. In
Gran Bretagna è il 28,7%, 28,6% la
Francia, 23,4% la Germania, 21,8%
della Spagna. Eurostat segnala che
l’Italia è al secondo posto in Europa
per il carico fiscale sulle imprese
(le aziende pagano 110 miliardi
di euro). Nota curiosa è come il
carico fiscale sia maggiore per le
medie imprese rispetto alle grandi
aziende quotate in borsa. In questo
quadro è necessario combattere
efficacemente l’evasione e l’elu-
sione fiscale.
Di seguito Stefano Lania è inter-
venuto segnalando come il fisco
determina la reddittività degli im-
mobili industriali e in particolare
la rilevanza dei macchinari situati
all’interno degli immobili ha dato
luogo da sempre a un contenzio-
so tra imprese e amministrazione
finanziaria. Inoltre, è stata presa
in esame l’applicazione della Tari
sulle imprese industriali e quali
coefficienti siano applicati da parte
delle amministrazioni comunali.
Anche Gianni Trovati ha sottoline-
ato come le tasse locali sono diven-
tate protagoniste della recessio-
ne. La crisi della finanza pubblica,
negli ultimi quattro anni, ha fatto
aumentare le imposte comunali.
Alcuni esempi hanno dimostrato
questa crescita esponenziale.
Insieme per governare
il cambiamento
Giulio Sapelli ha fatto una digres-
sione sulla situazione italiana. Il
docente ha sottolineato la distan-
za che oggi esiste tra l’apparato
burocratico e le imprese. Provo-
catoriamente, facendo riferimento
all’idea di Adriano Olivetti, i politici
italiani, prima di candidarsi a esse-
re eletti in parlamento, dovrebbero
frequentare una scuola di forma-
zione. Questo potrebbe avvicinare
le esigenze dei cittadini e delle
imprese con lo Stato. Ha rimarcato
che, anche i rappresentanti degli
imprenditori, dovrebbero incidere
maggiormente in questo processo
di rinnovamento. Non inseguendo
però risultati immediati, ma aven-
do un progetto di ampio respiro.
Altro tema importante è l’influenza
delle leggi europee sullo Stato
nazionale. Da un lato esse sot-
traggono elementi di sovranità,
per esempio le regioni possono
applicare delle direttive europee
prima che esse vengano approvate
dal Parlamento.
Dall’altro lato le amministrazio-
ni locali schiacciano il cittadino
poiché non hanno le risorse eco-
nomiche dallo Stato centrale. È
necessario quindi adottare politi-
che di semplificazione della bu-
rocrazia, semplificando l’insedia-
mento produttivo sul territorio. È
urgente inserire delle regole pra-
tiche e positive nella gestione tra
cosa pubblica e privata. Questi
provvedimenti dovrebbero esse-
re proposti e portati avanti dalle
categorie/associazioni intermedie.
Non è pensabile che lo Stato, per
come è costituito, si faccia carico
di queste semplificazioni.
Infine, Sebastiano Barisoni, ha so-
stenuto che la pubblica ammini-
strazione ha delle sacche di ineffi-
cienza. Non solo nel Sud Italia, ma
anche nel Nord. Per vent’anni nei
territori più industrializzati del Pae-
se regnava il pensiero che la solu-
zione fosse il federalismo. Questa
idea non ha funzionato. Non ha
funzionato poiché in Italia non c’è
una formazione sufficientemente
ampia della classe dirigente. Que-
sta è necessaria al buon governo
degli enti locali. Inoltre, questo
modello non funziona per vari
motivi, sia per le regole imposte
dalla Commissione europea, sia
per la competizione internazionale,
la riduzione dei consumi interni,
il minor finanziamento da parte
degli istituti di credito. Insomma,
il modello industriale ed economi-
co degli anni fino al 2006 è finito,
non tornerà più. Non si tratta di
chiedersi quando finirà la crisi.
Quello che stiamo vivendo non
è una crisi, ma un modello eco-
nomico che è cambiato in modo
irreversibile. Ecco allora la neces-
sità di un Governo forte (di qual-
siasi colore), che gestisca questo
cambiamento. È importante unire
i centri di spesa delle Regioni,
semplificare gli atti burocratici,
ridurre le inefficienze, ridurre il
costo pro capite delle Regioni, ri-
durre il numero dei comuni. Come
fare? Da queste difficoltà del Pa-
ese bisogna ritrovare un’unità tra
imprese, lavoratori, categorie as-
sociate, artigiani e professionisti.
Forse, oggi, è quanto mai attuale
il pensiero filosofico di Aristotele:
‘Il tutto vale di più della somma
delle singole parti’.
Sebastiano Barisoni, vice direttore esecutivo di
radio24, il Sole24Ore.