Brevetti e Marchi 130 anni in evoluzione
L’Ufficio italiano Brevetti e Marchi (Uibm) ha celebrato il 130esimo anniversario dalla sua fondazione. La proprietà intellettuale italiana passa da qui. Non solo storia, ma tanti spunti di attualità in un mondo sempre più competitivo. Si pensi che il primo Statuto a protezione delle invenzioni fu firmato a Venezia nel 1474, oggi si discute del brevetto unitario europeo. Torniamo all’anniversario. 1884-2014 è quasi un secolo e mezzo di storia che descrive: invenzioni, marchi, design italiano, ingegno, creatività, industria e sviluppo conosciuti in tutto il mondo racchiusi in un volume, pubblicato per l’occasione. Per conoscere meglio questa realtà abbiamo intervistato Loredana Gulino, direttore generale della Direzione generale per la lotta alla contraffazione – Uibm del Ministero dello Sviluppo Economico.
Avv. Gulino, perché è importante brevettare e tutelare le invenzioni nella moderna industria e nell’attuale contesto storico? “I brevetti, come gli altri titoli di proprietà industriale, costituiscono diritti con valore legale e patrimoniale. Per le aziende che li sanno opportunamente valorizzare e sfruttare, i brevetti, consentendo lo sfruttamento esclusivo delle invenzioni, forniscono innanzitutto strumenti legali per tutelarsi contro le attività di imitazione/contraffazione; essi possono , inoltre, rappresentare una importante fonte di finanziamento per le aziende. Infatti, l’azienda titolare di brevetti ha la facoltà esclusiva di attuare l’invenzione e di trarne profitto -per esempio, produrre e commercializzare il prodotto derivante da un’invenzione brevettata-, ma ha anche altre possibilità di sfruttamento economico degli stessi tramite la stipula di contratti di cessione o licenza verso terzi, a fronte del pagamento di un corrispettivo”.
Dal suo punto di osservazione qual è oggi la capacità del nostro Paese: industrie, designer, singoli soggetti, progettisti, Enti di ricerca di registrare nuovi brevetti, di tutelare il made in Italy?“Dall’analisi dei dati statistici a nostra disposizione, in particolare il numero delle domande di brevetto depositate negli ultimi anni, si rileva che , anche in un periodo come questo, di crisi economico-finanziaria, il numero delle domande di brevetto depositate è rimasto piuttosto stabile. Ciò dimostra che, essendo il brevetto strettamente legato alla ricerca e ai processi innovativi, le aziende con una accentuata vocazione all’innovazione trovano utile proteggere dalla concorrenza prodotti e processi. I titolari dei depositi nazionali sono ‘persone fisiche’ in circa il 35% dei casi, mentre le persone giuridiche contano per il restante 65%. Questo 65% è costituito per la maggior parte da aziende, mentre le università depositano circa il 2,5 – 3% annuo di domande”. L’intervista integrale sarà pubblicata sul numero di gennaio 2015 della rivista Progettare. Sul numero di marzo di Uomini & Imprese, invece, la storia dei brevetti e marchi italiani tratti dal volume Uibm 130 anni di storia dell’Ufficio italiano brevetti e marchi 1884-2014.
Gabriele Peloso
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