Salario e produttività

Pubblicato il 5 novembre 2020

Sono stati pubblicati recentemente due studi relativi ai salari medi italiani e alla produttività nel nostro Paese, periodo 1995-2018. Iniziamo con il primo studio: il report della Fondazione Di Vittorio, mette a confronto i salari del lavoro dipendente in Italia con quelli di cinque delle maggiori economie dell’eurozona. Nel 2019, i salari medi italiani, nella statistica Ocse, sono pari a circa 30 mila euro lordi annui, in lieve crescita rispetto al 2000, ma addirittura in diminuzione rispetto al 2007. Il divario rispetto agli altri paesi non solo è molto ampio, ma si è andato ancora allargando tra il 2007 e il 2019, sia in cifra totale sia come dinamica. I salari annui tedeschi sono infatti cresciuti in modo consistente negli anni più recenti (42.421 euro nel 2019), così come in Francia (39.099 euro) e nelle altre realtà prese in esame; simile a quello italiano si presenta invece il caso della Spagna. Questa diversità negativa per i salari dei lavoratori del nostro paese non è attribuibile all’orario di lavoro che risulta fra i più alti di quelli presi in esame. E’ invece identificabile in altri fattori della ricerca: nella composizione del nostro mercato del lavoro, con un addensamento dell’occupazione nelle qualifiche medio-basse più elevato rispetto alla media dell’eurozona, in progressivo peggioramento negli ultimi anni. Nei casi di precarietà (il tempo determinato con discontinuità è molto aumentato) e in relazione all’utilizzo di un part time involontario che in Italia, a parità di lavoro prestato, risente di una penalizzazione salariale rispetto alla media dell’eurozona (70,1% Italia/83,6% eurozona) che spiega una parte importante dell’involontarietà.

Per quanto riguarda la produttività l’Istat diffonde le stime sulle misure di produttività per il periodo 1995-2018. Nel 2018 il valore aggiunto dei beni e servizi market ha registrato una crescita in volume dell’1% rispetto al 2017; la produttività del lavoro, calcolata come valore aggiunto per ora lavorata, è diminuita dello 0,3%; quella del capitale, misurata come rapporto tra il valore aggiunto e l’input di capitale, è aumentata dello 0,1%. Nello stesso anno, la produttività totale dei fattori, che misura la crescita del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi, è diminuita dello 0,2%. Complessivamente, nel periodo 1995-2018 la produttività del lavoro è aumentata a un tasso medio annuo dello 0,4%. Tale incremento è la risultante di una crescita media dello 0,7% del valore aggiunto e dello 0,4% delle ore lavorate. La produttività totale dei fattori è risultata stazionaria. Tra il 1995 e il 2018 la crescita della produttività del lavoro in Italia (+0,4%) è risultata decisamente inferiore alla media UE (1,6%). Tassi di crescita in linea con la media europea sono stati registrati dalla Germania (1,3%), dalla Francia (1,4%) e dal Regno Unito (1,5%). La Spagna ha registrato un tasso di crescita più basso (0,6%) rispetto alla media europea ma più alto di quello dell’Italia.



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