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Editoriale

9

I

Distretti

industriali

reagiscono

alla crisi

In molti li davano come un’esperienza da chiudere. L’Economist li aveva de-

finiti decotti. Eppure i Distretti industriali reagiscono alla crisi ancora meglio

delle aziende. A fotografare il quadro è il recente rapporto Intesa Sanpaolo

che ha preso in esame bel 12mila imprese distrettuali dislocate in 144 Di-

stretti in Italia. Secondo le stime, nel prossimo bienni i Distretti rafforzeranno

la crescita con un incremento medio annuo del 3,2%. Un dato che permet-

terà loro di recuperare già alla fine di quest’anno quasi completamente i

livelli di fatturato del 2008, per poi superarli nel 2016. Un obiettivo per il

quale il manifatturiero italiano nel suo complesso dovrà attendere invece

almeno fino al 2018.

Dopo il boom degli anni 90, a rilanciare il modello è stata la maggiore ca-

pacità delle aziende distrettuali di innovarsi, rappresentata dal numero di

marchi e brevetti registrati. A questo si aggiunge la capacità di crescere in

dimensione, aprirsi ai capitali internazionali che non a caso dimostrano ora

maggiore interesse nei loro confronti e scommettere con decisione sui mer-

cati esteri. A sostegno di quest’ultimo dato basti pensare che, tra gennaio e

settembre dello scorso anno l’export dei Distretti italiani è cresciuto del 3,5%

rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ossia oltre la media dell’in-

dustria manifatturiera non solo italiana (+1,6%) ma anche tedesca (+2,1%).

Restano comunque diverse criticità a cominciare dal differenziale di redditi-

vità tra imprese con le grandi che corrono e le piccole che arrancano. Al con-

trario la scommessa dei Distretti è sul reshoring: un fenomeno che riguarda

in particolare meccanica, macchine per packaging e macchine agricole.

luca.rossi@fieramilanomedia.it

@lurossi_71

rmo

aprile 2015