Editoriale
rmo
ottobre 2014
11
Servono riforme
non
austerity
Dal 2000 ad oggi l’Italia ha perso qualcosa come 40 punti in termini di costo
del lavoro per unità di prodotto rispetto alla Germania. Se ci soffermiamo sulle
PMI del comparto metalmeccanico, i numeri sono ancora più crudi: la violenta
crisi di questi anni le ha ridotte di ben 5mila unità con 200mila posti di lavoro
letteralmente bruciati tra il 2008 e il 2011. I dati occupazionali italiani sono del
resto eloquenti: un tasso crollato al 55,6% e tornato ai livelli del 2000, una
quota di senza lavoro schizzata oltre il 13%. Anche in questo caso spingendo
l’Italia indietro di 13 anni. Una vera e propria ecatombe, al di là delle continue e
costanti sirene che spandono ottimismo, con un comparto industriale che fatica
a ridare vigore al mercato interno ed è costretto ad affidare le proprie ambizioni
di sopravvivenza all’export.
È chiaro che il Paese, ma anche l’Europa, non può certamente uscire da questa
impasse, che dura ormai da troppo, con una mera politica di austerity che ha
avuto finora solo la conseguenza di disincentivare i consumi ottenendo dunque
il contrario. Oggi, come indicano a gran voce anche tutte le associazioni di
categoria, è necessario restituire competitività al Paese e la strada maestra è
costellata da tre parametri: la riforma del mercato del lavoro, l’abbattimento dei
tempi della giustizia civile, la sburocratizzazione della Pubblica amministrazione.
Solo cambiando le regole e rendendo il mercato più libero, flessibile e inclusivo
è possibile tornare a crescere.
@lurossi_71