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EDITORIALE
LUCA ROSSI
progettare
401
OTTOBRE
2016
@lurossi_71
Il macigno italiano
sono le tasse
più che le riforme
La richiesta di maxi-risarcimento fiscale avanzata dalla Commissione Europea alla Apple
per gli aiuti di Stato illegittimi ricevuti dal Governo irlandese riporta alla ribalta due aspetti:
la tassazione monstre sulle imprese italiane e la disomogeneità del prelievo tributario sulle
aziende nei diversi Paesi in Europa.
La vicenda ha riportato, se mai ce ne fosse stato bisogno, alla luce come l’Italia sia uno dei
Paesi con la più alta tassazione al mondo sulle imprese: un prelievo fiscale pari al 64,8% (tra
Ires e Irap, senza contare il costo del lavoro) e un prelievo sugli utili del 31,4%. Livelli da fare
impallidire rispetto ad esempio a quelli dell’Irlanda (25,9% di total tax rate e 12,5% di corporate
tax rate) o della Bulgaria (27% total tax rate e 10% di corporate tax rate). Ma se vogliamo
volgere l’attenzione ai competitor più diretti per la nostra economia ecco gli USA (43,9% di
prelievo fiscale sulle società e 35% di prelievo sugli utili) o la Germania (48,8% di prelievo
fiscale sulle società e 29,8% di prelievo sugli utili).
Questa disomogeneità di fiscalità evidentemente pesa come un macigno sulla possibilità di
concorrenza e di attrattività del nostro Paese, e dimostra come una stagione di riforme strutturali
sia certo importante ma non sufficiente. Un messaggio, questo, alla politica che sempre più
spesso si incurva su dibattiti sulle riforme e meno su quelli inerenti la riduzione di un cuneo
fiscale divenuto ormai insopportabile.
In un contesto internazionale accanto alla competitività delle singole aziende c’è quella dei
Sistemi Paese, e qui diventa ormai impellente anche che la Commissione Europea proceda
all’armonizzazione dei sistemi fiscali tra gli Stati membri proprio per evitare assimetrie fiscali,
con i colossi industriali che producono in un posto e pagano le tasse in un altro. Se non è
concorrenza sleale questa!