A tutto… export

Pubblicato il 12 settembre 2013

Perdurano le difficoltà nel settore delle macchine utensili, in particolare per quanto riguarda il consumo interno. La crisi del mercato domestico, però, è bilanciata dalla tenuta dell’export: le imprese italiane del comparto, infatti, riconfermano la loro propensione all’internazionalizzazione tanto che hanno mantenuto la terza posizione nella classifica dei Paesi esportatori.

È invece risultata quinta nella classifica dei produttori, cedendo un posto rispetto all’anno passato, preceduta, di pochissimo, dalla Corea del Sud. È quanto è emerso dai dati recentemente resi noti da Ucimu – Sistemi per Produrre, che indicano inoltre che la produzione nel 2012 ha registrato una crescita dell’1,3%, e si è attestata a 4.826 milioni di euro, trainata, come detto, dall’ottima performance delle esportazioni che, salite dell’11,1%, hanno raggiunto il valore record di 3.621 milioni di euro. Decisamente differenti i riscontri del mercato italiano.

Il consumo, sceso del 18,1%, si è ridotto a 2.089 milioni di euro, penalizzando le consegne dei costruttori scese, del 19,7%, a 1.205 milioni, e le importazioni che, ridotte del 15,7%, si sono fermate a 884 milioni di euro. Con riferimento all’export, nel 2012, la Cina si è confermata il primo mercato di destinazione dei prodotti italiani del settore, seguita da Stati Uniti, Germania, Russia, Francia, Brasile. Anche l’ultima rilevazione disponibile, relativa al periodo gennaio-marzo 2013, vede la Cina stabilmente al primo posto nella graduatoria dei paesi di sbocco, anche se in deciso rallentamento (-16,4%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Seguono Stati Uniti(-14,6%), Germania (-3,3%), Russia (+7,2%), India(-18,5%), Brasile (-5,2%)

Il secondo trimestre 2013

Nel secondo trimestre 2013 l’indice degli ordini di macchine utensili è risultato in crescita dello 0,7%, soltanto grazie ai positivi riscontri raccolti all’estero. In particolare, l’indice degli ordini interni ha registrato una contrazione del 21,2%, rispetto al già difficile secondo trimestre del 2012; il valore assoluto, pari a 41,3, risulta il più basso mai registrato prima, a conferma della forte debolezza del mercato domestico.

Sul fronte estero, l’indice ordinativi segna invece un incremento del 6,2%, interrompendo così la serie negativa registrata a partire dal secondo trimestre dell’anno scorso. Il valore assoluto, pari a 83,4, risulta però ben al di sotto della media.

Su base semestrale, l’indice registra un arretramento del 6%, determinato dal pessimo riscontro ottenuto dai costruttori sul mercato italiano (-29,6%) e dalla debolezza della domanda estera (-1%).

374dossier se serve“Quest’ultima rilevazione – afferma Luigi Galdabini, presidente Ucimu – fotografa la difficoltà che oggi incontrano i costruttori italiani di macchine utensili alle prese con una pressoché inesistente domanda domestica cui si aggiunge una riduzione di quella estera”. E aggiunge: “Le misure volte a facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese italiane sono indispensabili per trasformare la domanda interna in reale consumo. Sebbene sia innegabile che il mercato italiano si sia ridotto in modo deciso, è altrettanto vero che c’è necessità di investire in macchinari. Ciò che manca è la liquidità, su questo occorre intervenire”.

 

Le previsioni

Il rallentamento evidenziato dai dati di consuntivo 2012 rispetto a quanto registrato l’anno precedente sarà ancora più evidente nel 2013. Nel 2013, infatti, la produzione resterà stabile, attestandosi a 4.820 milioni di euro (-0,1%). Le esportazioni cresceranno solo dell’1,8% a 3.685 milioni. Il consumo italiano subirà un ulteriore ridimensionamento, scendendo a 2.005 milioni (-4%). Soffriranno le consegne dei costruttori italiani sul mercato interno che caleranno, del 5,8%, a 1.135 milioni di euro. Salirà ancora la quota di produzione destinata oltre confine, attestandosi al 76,5%.

“Nel 2012 – afferma Luigi Galdabini, presidente di Ucimu – i tre quarti della produzione nazionale di settore sono stati destinati oltreconfine. Questo dato, oltre a dimostrare la capacità delle imprese italiane di ben presidiare le aree vicine e lontane, esprime però la profonda difficoltà in cui versa il mercato nazionale, la cui domanda di macchinari non riesce a ripartire. Un problema che riguarda non soltanto i costruttori di macchine utensili ma tutto il sistema economico del Paese per il quale il mancato (o scarso) investimento in tecnologia di produzione significa arretramento del sistema manifatturiero a tutti i livelli della filiera produttiva”.

 



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