Siderurgia, quotazione delle materie sulle montagne russe 

Pubblicato il 24 agosto 2021

A luglio la produzione cinese di acciaio è scesa a 86,8 milioni di tonnellate, il minino da aprile 2020, con un calo del 7,6% dal mese precedente e dell’8,4% rispetto a un anno prima. Il calo della produzione di acciaio dovrebbe proseguire anche nel mese di agosto. Il fenomeno starebbe causando l’accumulo di minerale di ferro nei magazzini dei porti, salite a 128,8 milioni di tonnellate contro le 124 di fine giugno. 11,6 milioni di tonnellate stoccate in più rispetto a un anno fa.

La Cina, responsabile di due terzi delle importazioni mondiali di minerale di ferro, con la sua nuova politica in difesa del clima, sembrerebbe influenzare l’industria siderurgica, con riflessi evidenti sull’andamento del prezzo del minerale di ferro che dopo aver toccato record storici, ha subìto un calo vertiginoso, del 40% in poco più di un mese, una rapidità senza precedenti. Oggi il valore di una tonnellata è intorno ai 140 dollari, rispetto ai 230 dollari di prima dell’estate. Il prezzo dell’acciaio però non è crollato allo stesso modo, si è piuttosto stabilizzato e vale ancora il triplo rispetto alla quotazione di 12 mesi fa in Europa.

Pechino però mantiene ben salde le leve di comando: se infatti la stretta attuata sugli eccessi del mercato edilizio dovesse rivelarsi troppo eccessiva, potrebbe facilmente riproporre stimoli economici per nuove infrastrutture, innescando quindi un nuovo aumento della domanda di acciaio.

Franco Metta



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