Made4.0, tra digitale e sostenibilità

Pubblicato il 23 gennaio 2023

Resistono alla competizione quelle aziende che, secondo i propri settori di appartenenza, stanno rimettendo in discussione le proprie strategie e puntano sull’innovazione e la ricerca. Perché questo avvenga devono giocare una partita fondamentale: la formazione. L’industria 4.0 ha trascinato la ripresa del PIL italiano grazie a realtà come Made – Competence Center Industria 4.0 che realizza ogni giorno attività, progetti e formazione per trasferire alle PMI italiane competenze tecnologiche sui temi dell’industria 4.0.

Un biennio importante

In due anni di attività Made4.0 ha raggiunto importanti traguardi accompagnando 1.870 aziende nel processo di trasferimento tecnologico e portando avanti oltre cento progetti che hanno coinvolto il 57% di PMI distribuite per l’82% al nord. 56 sono stati i progetti finanziati per un totale di oltre 7 milioni di valore e servizi. Numeri molto positivi, ma di certo incrementabili perché sono ancora molte le aziende che non hanno ben messo a fuoco l’importanza di una rapida e sostenibile trasformazione digitale. Con un mondo che cambia molto velocemente rimanere indietro nel percorso digitale significa non riuscire a colmare il gap con i propri competitor. Un altro pilastro per Made4.0 è quello della formazione. In due anni di Scuola di Competenze sono stati erogati 210 corsi che hanno coinvolto più di 4.000 partecipanti per un totale di 27 mila ore-uomo erogate.

Ancora molta strada da fare

“Nonostante il settore manifatturiero italiano sia ai primi posti a livello europeo, il Desi Index indica che siamo tra gli ultimi per livello di digitalizzazione (18 posto su 27). Per questo dobbiamo accrescere la nostra cultura digitale per tenere testa alla crescente competizione internazionale – ha esordito Marco Taisch, presidente di Made4.0 (in foto) -. L’unica risposta alle sfide che oggi le aziende si trovano ad affrontare, mi riferisco alla crisi delle catene di approvvigionamento, ai prezzi crescenti dell’energia, al reshoring, ma anche alla mancanza di competenze e all’importanza della sostenibilità, sta nel presidiare correttamente la transizione digitale che deve portare a un efficientamento del sistema fabbrica in ottica di riduzione dei costi e dei consumi e ottimizzazione dei processi e alla transizione ecologica”.

Insomma, la trasformazione digitale non può essere completata senza un’adeguata formazione perché sono necessarie competenze e soprattutto una forza produttiva in grado di utilizzare al meglio macchine intelligenti e connesse alla fabbrica. “Il successo dei nostri corsi – ha concluso Taisch -, testimonia il fatto che le aziende stanno prendendo consapevolezza sul ruolo dell’innovazione e ne hanno compreso l’alto valore aggiunto. Ci auguriamo che anche a livello centrale le strategie a sostegno dell’industria non vengano lasciate indietro”.



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