dicembre 2012
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pubblica ha ridotto le nuove commes-
se, ritardato i pagamenti ai fornitori,
ridotto significativamente l’occupazio-
ne sia non sostituendo il personale in
uscita, sia non rinnovando i contratti al
personale precario. In questo contesto
anche il terziario non presenta segni di
ottimismo: molte imprese commerciali
patiscono con la caduta dei consumi
anche l’inasprirsi della concorrenza con
politiche di sconti aggressive soprattut-
to da parte della GDO. Le annunciate
uscite dall’Italia di grandi catene come
Fnac e Darty così come le chiusure di
supermercati da parte di alcune catene
(
Coop per esempio) sono un segnale
preoccupante.
L’industria e i consumatori
Peraltro proprio il commercio ci con-
sente di intravvedere una situazione a
macchia di leopardo in cui coesistono
situazioni di crisi a casi di crescita dei
fatturati: vi sono infatti alcuni com-
parti in controtendenza come i gelati
artigianali e i cosmetici. Si tratta di casi
che, se analizzati in dettaglio, ci dico-
no come i consumatori sono oggi più
selettivi nei loro acquisti, ma anche che
persistono nelle famiglie fasce ancora
ampie di reddito accumulato nel pas-
sato.
Allo stesso modo la situazione non si
presenta omogenea nel mondo indu-
striale con differenze marcate tra le
imprese che presidiano in maniera si-
gnificativa i mercati esteri e le imprese
prevalentemente o totalmente rivolte
al mercato italiano. Le prime che quasi
sempre sono più grandi e più innovati-
ve hanno infatti la possibilità di servire
mercati in crescita, mentre le seconde
soprattutto se piccole e specializzate
in commodity
o nella sub-fornitura di
capacità sono schiacciate dalla caduta
della domanda interna e dalla concor-
renza dei nuovi competitor.
A fronte di questa situazione crescono
le richieste al governo di interventi di
politica industriale anche se in realtà
quello che serve è intervenire soprat-
tutto sulle condizioni di contorno.
Ferma restando la necessità di ridurre
e qualificare la spesa pubblica, è possi-