dicembre 2012
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nei vari settori, che vanno dall’abbi-
gliamento alle calzature, dal design
alla profumeria, dal food alla gioiel-
leria, dall’occhialeria alla musica e al
cinema, insomma dietro a tutto quel-
lo che ha reso il Made in Italy famoso
nel mondo, vi sono infatti migliaia di
realtà aziendali che non hanno ancora
iniziato quel processo di internaziona-
lizzazione, ma che oggi cominciano a
essere richieste”.
Non solo grandi marchi
I grandi marchi sono riusciti a proiet-
tare in giro per il mondo un’immagine
dell’eccellenza italiana, e l’hanno fatto
con le loro capacità, a loro spese e con
le loro forze. “Dopo i ‘rompighiaccio’ -
prosegue Zenga -, i grandi marchi che
hanno fatto conoscere al mondo i no-
stri prodotti e che hanno aperto una
strada e creato un desiderio dei consu-
matori, oggi si deve trovare un modo
per far arrivare sul mercato internazio-
nale, sempre più globalizzato e con un
potere d’acquisto in deciso aumento
specie nei Paesi emergenti, molti più
prodotti, molte più aziende del nostro
made in Italy”.
Tantissime PMI hanno difficoltà a
presentarsi singolarmente sui mer-
cati: si raffrontano con problemi sia
di logistica che di distribuzione. “Noi
purtroppo non abbiamo nel mondo
rappresentanti della grande distribu-
zione italiana che potrebbero aiutare
le aziende a diffondere i loro pro-
dotti - dice Paolo Zegna -. “Questo è
per noi un handicap rispetto ai nostri
competitor francesi, inglesi, tedeschi
e svedesi. Non avendo quindi nostri
negozi, dobbiamo lavorare con clienti
terzi, andando a individuare quelli che
dimostrano un interesse per il Made
in Italy e per quello che chiamiamo lo
stile di vita italiano’. Per attrarli abbia-
mo pensato di offrire loro il servizio
di un contatto agevolato con i tanti
nostri produttori: piccoli, sparsi nel
territorio, difficili da contattare uno
per uno. Abbiamo creato una piat-
taforma, una struttura logistica, che
li aiuti nell’accesso, nella scelta, nel-
la gestione del rapporto d’acquisto
e nella promozione dei tanti pro-
dotti disponibili nel nostro Paese.
Abbiamo creato un marchio - Storyta-
lia - con un suo pay off ‘The way we
like to live’, un’immagine del negozio,
un linguaggio con il quale racconta-
re il nostro Paese, i nostri prodotti, la
storia aziendale che sta dietro di loro.
Vogliamo proporre il tutto a potenziali
retailer che dimostrino di crederci e di
saper gestire il format, accettando di
proporlo in base a un accordo di fran-
chising. Ciò, tra l’altro, ci permette di
non dover fare, almeno inizialmente,
investimenti diretti in negozi che sa-
rebbero particolarmente dispendiosi e
complessi”.
Creare il sistema
Un passo importantissimo è quello di
creare il sistema. Il lavoro di gruppo ha
visto Confindustria come iniziatrice di
questo percorso, cui si sono aggiunte
quattro associazioni di categoria (il si-
stema moda, le calzature, l’occhialeria
e la profumeria). Assieme a Confindu-
stria e ad alcune sue Associazioni stan-
no per entrare nella società Intesa San
Paolo e Unicredit, che investono con
loro nel capitale di questa operazione,
poi con l’aiuto del Simest si completerà
la compagine italiana che ha creato e
creerà questa piattaforma logistica e
commerciale.
Bisogna poi trovare i retailer che cre-
dano in questa idea - afferma Zegna -,
che capiscano che l’Italia oggi ha delle
produzioni che vanno al di là di quelle
conosciute e vogliano fare un investi-
mento in punti di vendita, che poi loro
gestiranno, per diffondere la distribu-
zione dei prodotti italiani. È un proces-
so lungo, complicato, che ha dovuto
mettere insieme personaggi e istituzio-
ni che finora mai avevano dialogato in
maniera così costruttiva. Si è vista la fi-
nalità, la si è condivisa e stiamo proce-
dendo. Siamo all’ultimo frammento di