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EDITORIALE

LUCA ROSSI

Robot e qualità del lavoro:

l’insegnamento tedesco

È possibile un futuro in cui l’innovazione tecnologica sia anche un volano per un aumento

della qualità delle condizioni di lavoro dell’uomo, anziché alimentare la retorica della paura

della contrapposizione reciproca? L’accordo tedesco sulle 28 ore, siglato il mese scorso, ci

racconta che è possibile un mondo industriale dove tutto questo potrebbe essere conciliabile.

Il sindacato dei metalmeccanici tedeschi (IG Metall) e la controparte datoriale (Gesamtmetall)

hanno sottoscritto per il Land del Baden-Württemberg un’intesa pilota in vista del nuovo

contratto collettivo di settore. Con questo risultato innovativo, la IG Metall ha riportato la

qualità della vita e del lavoro in fabbrica al centro della contrattazione collettiva ma anche

del dibattito giuslavorista. Certo, occorrerà cambiare approccio alle relazioni umane, financo

sarà necessario modificare i modelli di business e le logiche organizzative.

Non è certo un caso se queste innovazioni contrattuali avvengano nella Germania, dove è

nato e si è consolidato il paradigma di Industrie 4.0, ovvero il Paese leader nel processo di

digitalizzazione della manifattura. Va anche evidenziato che un accordo come quello tedesco

ben difficilmente potrebbe sostenersi se non ci fossero stati in questi anni importanti aumenti

di produttività e al contempo le tecnologie digitali non offrissero forme di flessibilità prima

sconosciute.

Il tema, inevitabilmente, arriverà anche in Italia chiamandoci ben presto a progettare nuovi

percorsi di produttività che contemplino l’investimento sulla persona in termini professionali

e di ruolo ma anche di maggiori spazi di conciliazione con la propria vita privata. Le altre

ricette fordiste, fino ad oggi, sono state inefficaci.

@lurossi_71

progettare

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MARZO

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