Table of Contents Table of Contents
Previous Page  7 / 118 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 7 / 118 Next Page
Page Background

7

EDITORIALE

LUCA ROSSI

progettare

409

OTTOBRE

2017

@lurossi_71

A rischio 3 milioni di posti.

Invertire la tendenza si può

In Italia, nei prossimi quindici anni verranno meno più di 3 milioni di occupati nei settori

tradizionali. Fino a 4,3 milioni se considerassimo uno scenario più pessimista.

Ma è possibile crearne altrettanti in quelli innovativi. Per il mercato del lavoro italiano sarà una

traversata faticosa. È lo scenario emerso da una ricerca presentata recentemente dal Club

Ambrosetti partendo da una ricerca redatta da due professori di Oxford: Carl Frey e Michael

Osborne. L’industria automotive e il caso di successo rappresentato da Amazon mostrano

come i posti più a rischio siano nei comparti della manifattura e del commercio: secondo i

calcoli del Club Ambrosetti potrebbero perdere rispettivamente 840 mila e 600 mila unità.

Invertire la tendenza non è impossibile. Secondo la ricerca occorrerebbe mettere in campo

iniziative capaci di creare 42 mila posti all’anno nei prossimi cinque. Ma occorre spingere

sui settori che oggi impiegano più di ogni altro: alta tecnologia, scienze della vita, ricerca.

Per ogni nuovo posto in un settore avanzato se ne creerebbero altri 2,1 nell’indotto: 40

mila posti l’anno nei settori chiave sono tre milioni di occupati in 15 anni. La strada è quella

tracciata con l’ultima legge di Stabilità: incentivi per gli acquisti di nuovi macchinari, crediti

d’imposta per le startup innovative e la ricerca, tassazione agevolata per brevetti industriali

e marchi. E poi la formazione.

La correlazione fra titolo di studio e rischio automazione segnala, infatti, che più la qualifica

è bassa e più è alta la probabilità di restare disoccupati. Chi ha in tasca una specializzazione

universitaria avrebbe l’1% di probabilità di perdere il posto, mentre per chi non ha almeno

una laurea il rischio sale al 17%. E si parla di 17 milioni di italiani. Il futuro è per chi svolge

mansioni complesse, con una forte componente intellettuale e non facilmente sostituibili

dalle macchine.