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EDITORIALE
LUCA ROSSI
progettare
408
SETTEMBRE
2017
@lurossi_71
E adesso gli incentivi
sulla formazione 4.0
Dopo gli investimenti, ora è il momento del capitale umano. Subito dopo l’estate il Piano
Nazionale Industria 4.0 entra nella sua seconda fase, già ribattezzata Lavoro 4.0.
Intorno a un credito di imposta per la formazione, il Governo intende costruire un nuovo
schema di incentivi che dovrebbe poi confluire nella prossima Legge di Bilancio. Il tassello
centrale dovrebbe essere un bonus fiscale sulla formazione nella forma di un credito di
imposta per spese legate alla digitalizzazione dei processi produttivi, pari al 50% fino a 20
milioni di euro. Per renderlo compatibile all’interno della manovra con le esigenze di copertura
finanziaria, il beneficio potrebbe essere varato in forma ‘incrementale’, calcolato sull’aumento
della spesa rispetto alla media del triennio precedente.
L’idea è stimolare la formazione continua anche attraverso la leva della contrattazione di
secondo livello, aziendale o territoriale, oggi peraltro conveniente grazie agli sgravi ad hoc.
Il vantaggio fiscale dovrebbe essere strettamente collegato alla contrattazione di prossimità,
finendo per incentivare proprio gli sforzi formativi delle imprese (già ora grandi accordi nazionali,
come quello, per esempio, dei metalmeccanici, hanno puntato dritto sulla formazione del
capitale umano che con questa misura allo studio diventerebbe decisamente più appetibile).
Dopo una prima ipotesi di ricorrere a un superammortamento fiscale sull’esempio di quanto
fatto in questi ultimi due anni a sostegno degli investimenti in macchinari, itecnici avrebbero
trovato una convergenza sullo strumento del credito di imposta. Beneficerebbero dello sgravio
sia le imprese che hanno già investito nelle nuove tecnologie sotto la spinta di Industria 4.0, e
ora avrebbero bisogno di formare lavoratori che sappiano gestire la nuova strumentazione, sia
le aziende che finora non hanno avviato veri e propri percorsi di digitalizzazione ma vorrebbero
formare i propri addetti in vista del successivo salto tecnologico. Proprio per questo, una
ipotesi al vaglio è quella di vincolare il bonus agli investimenti tecnologici da realizzare nel
giro di un paio d’anni.