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RMO 194 – marzo – 2016

L’Italia impari dal Giappone

Il parco macchine utensili installate nelle industrie italiane risulta oggi molto più vecchio di quello riscontrato una decina di anni fa. La fotografia è il risultato dell’indagine effettuata da Ucimu, con il contributo del Ministero dello Sviluppo Economico e ICE, che, svolta a cadenza decennale, è stata condotta su campione rappresentativo di 2.500 imprese con più di 20 addetti. I risultati che emergono mostrano come, alla fine del 2014, l’età media delle macchine è pari a 12 anni e 8 mesi. Nel 205, era pari a 10 anni e 5 mesi. Rispetto alle due precedenti rilevazioni, quella effettuata nel 1996 e quella del 2005, nel 2014 cresce la quota di macchine utensili con età superiore ai 20 anni: sono il 27% del totale installato. Per contro, si dimezza la quota di macchine con età non superiore ai 5 anni, risultata pari al 13%. Rispetto alla rilevazione precedente, ad avere l’età più avanzata sono le macchine per deformazione e asportazione di truciolo (13 anni) mentre i robot hanno riscontrato l’invecchiamento più deciso (4 anni e mezzo). I risultati di questa ricerca non ci sorprendono perché non dobbiamo dimenticare come il decennio analizzato (2006-2014) abbia visto gli anni in cui il mercato mondiale ha subìto una delle crisi più disastrose che la storia economica mondiale abbia mai conosciuto. Oggi che il mercato sta dando, talvolta anche importanti, segnali di ripresa sono molte le aziende che, anziché sostituire il parco delle macchine tecnologicamente obsolete, preferisce ampliarlo affiancando ad esse macchine nuove per lavorazioni che richiedano maggiore flessibilità e lotti più contenuti. In Giappone nell’ultimo biennio il Governo ha messo a disposizione l’equivalente di 2 milioni di euro per incentivare la sostituzione del parco macchine, favorendone l’aggiornamento tecnologico, il risparmio energetico, l’adozione di norme di sicurezza sul lavoro. Anche l’Italia dovrebbe seguirne l’esempio.

Luca Rossi



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