Progettare 425 – Ottobre – 2019
Il modello tedesco va messo in discussione
Per anni la Germania è stata additata come un esempio per il manifatturiero mondiale. Eppure, il modello teutonico – basato sul forte traino dell’export e su un surplus commerciale unito a forti attivi di bilancio pubblico – è entrato in difficoltà. Malgrado l’export registrato nel maggio scorso, rispetto al pari data dell’anno precedente, sia cresciuto del 4,5% e il surplus commerciale ammonti a 20,6 miliardi di euro contro i 20 dello stesso periodo nel 2018, la manifattura tedesca è in recessione. Lo certifica uno studio del KFW, la Cassa Depositi e Prestiti della Germania. Una affermazione confermata dai dati Eurostat che denotano un evidente calo della sua produzione manifatturiera. Dopo aver registrato una crescita tra la metà del 2016 e la metà del 2018, il volume della produzione manifatturiera tedesca ha iniziato un percorso di discesa dalla metà dello scorso anno. Il pericolo principale per l’economia tedesca è nella contrazione del mercato mondiale legato anche alle dinamiche in corso tra USA e Cina. La manifattura tedesca è infatti fortemente legata all’export come dimostra l’alta quota dei beni sul PIL, che arriva intorno al 40% mentre in Italia, Francia e Regno Unito rispettivamente al 26%, 20% e 16%. A pesare su questi dati sarebbero soprattutto le prospettive del comparto Automotive con una forte incidenza negativa sull’economia manifatturiera italiana. A giugno la Germania ha infatti ridotto la produzione di autovetture del 24% che equivale a 340 mila unità. Basarsi esclusivamente sulle esportazioni è quindi pericoloso perché espone il Paese, prima o poi, alle variazioni delle dinamiche del mercato mondiale. Occorrerebbe rafforzare invece il mercato interno in una sorta di equilibrio. In sintesi, il modello tedesco andrebbe modificato – o almeno messo in discussione – vista anche la sua vitale influenza e ricaduta sui mercati degli altri Paesi non solo europei. Italia in primis.
Luca Rossi
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