Progettare 424 – Settembre – 2019
La vera difficoltà 4.0 è trovare le competenze
Da Industria 4.0 siamo arrivati a Industria 5.0 passando per Impresa 4.0: negli ultimi anni sono cambiate le denominazioni e con esse la focalizzazione dei protagonisti di questa fase di evoluzione tecnologica. Se Industria 4.0 poneva al centro le tecnologie abilitanti, oggi è arrivato il momento della centralità delle competenze. Il punto è che queste risorse spesso non si reperiscono così facilmente. Secondo una stima di Unioncamere, da qui al 2023 il fabbisogno occupazionale delle aziende della filiera ‘meccatronica-robotica’ oscillerà tra le 83 mila e le 96 mila unità. Nel medesimo lasso temporale, anche il settore della manutenzione avrà una richiesta importante di personale: tra le 19 mila e le 23 mila posizioni. Le industrie elettriche ed elettroniche, inoltre, apriranno le porte a 2-6mila nuove figure professionali. Considerati gli attuali livelli dell’istruzione tecnica già si sa, però, che molte di queste selezioni avranno un esito negativo a causa dell’assenza del candidato giusto (la stima a livello nazionale è del 33% – vale a dire uno su tre). Tra i titoli di studio più richiesti dalle aziende, l’indirizzo meccanico si colloca al secondo posto. Ma paradossalmente, sta aumentando la difficoltò nel reperimento di diplomati in ambito meccanico-meccatronico: dal 2017 al 2018 si è passati dal 35% al 42%. Non solo, tra tutti gli iscritti agli istituti tecnici per il prossimo anno scolastico 2019-2020 appena il 15% hanno scelto un percorso meccanico-meccatronico. In numeri assoluti, sono 17 mila studenti. Niente, quindi, rispetto al fabbisogno occupazionale del settore. Dinnanzi a queste prospettive, molte aziende soprattutto PMI, stanno correndo ai ripari attraverso degli accordi con istituti territoriali. Ma serve che questa spinta arrivi anche da parte dei docenti.
Luca Rossi
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