Gli ordini di macchine utensili rallentano
Decisamente positivo l’indice medio annuo (+12,8%), mentre il quarto trimestre 2011 segna rallentamento (-12,4%)
Nel quarto trimestre 2011 l’indice degli ordini di macchine utensili, elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per Produrre, segna un calo del 12,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore assoluto pari a 95,1, comunque tra i più alti registrati negli ultimi tre anni.
Nonostante il rallentamento evidenziato in chiusura d’anno, l’indice medio degli ordini raccolti dai costruttori italiani nel 2011 registra un incremento del 12,8% rispetto al 2010, per un valore assoluto pari a 93, il più alto messo a segno nell’ultimo triennio.
Il risultato di questa ultima rilevazione, dopo sette trimestri consecutivi di incremento, è dunque imputabile al fatto che esso si confronta con un periodo particolarmente positivo, come conferma l’indice assoluto del quarto trimestre 2010 che raggiunse quota 108,6.
Da un’analisi più approfondita dei dati, emerge una sempre maggiore discrepanza tra i riscontri provenienti dal mercato interno e quelli dall’estero.
Su base annua, l’indice degli ordini raccolti dai costruttori sul territorio nazionale segna un calo dell’11,9%, (per un valore assoluto pari a 55,2). Di contro, l’indice degli ordinativi esteri registra un incremento del 20,9% rispetto all’anno precedente (per un valore assoluto pari a 116,3).
Con riferimento ai mercati stranieri, secondo l’ultima rilevazione effettuata dal Centro Studi di Ucimu a partire dai dati Istat, nel periodo gennaio-ottobre 2011, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Cina (+11,5% rispetto ai primi dieci mesi del 2010), Germania (+55,9%), Stati Uniti (+104%), Brasile (+60,2%), Francia (+20,1%), India (+13,5%), Russia (+16,3%), Turchia (+59,2%), Polonia (+42,3%), Spagna (+16,3%).
“Alla luce di questi dati – ha affermato Giancarlo Losma, presidente Ucimu-Sistemi per Produrre – due sono le considerazioni che emergono in modo evidente. Anzitutto non crediamo che il rallentamento registrato in questo ultimo trimestre sia preludio a una nuova fase di difficoltà. Attualmente non esistono elementi che possano decretare l’inversione di tendenza e dunque l’avvio di un nuovo ciclo negativo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. Al contrario un dato su tutti dimostra il livello di operatività che caratterizza le imprese del settore: l’indice di capacità produttiva che, nel quarto trimestre dell’anno, ha sfiorato quota 80%”.
“Certo – ha continuato Losma – il contesto ancora piuttosto instabile non ci rende completamente tranquilli, ma l’auspicio è che le misure adottate dall’attuale Governo, con il decreto Salva Italia prima e con quello Cresci Italia in questi giorni, possano portare i loro frutti. Siamo fiduciosi nell’operato di questa Amministrazione che sta dimostrando decisione e volontà di risollevare le sorti del paese sostenendo lo sviluppo del sistema economico nel complesso”.
“La seconda considerazione – ha aggiunto il presidente di Ucimu – è relativa all’ampliarsi del divario tra i risultati raccolti dai costruttori presso gli utilizzatori italiani e stranieri. La continua e ormai cronica riduzione degli ordini raccolti sul mercato interno non è direttamente collegabile al ridimensionamento del consumo domestico che, in parte, ha semplicemente mutato le proprie esigenze, preferendo prodotti standard e di fascia media”.
“Da qui è derivata la decisione dei costruttori di rivolgere la propria offerta, di alta tecnologia a forte customizzazione, all’estero ove i margini sono più premianti, a fronte però di un necessario incremento della attività di ricerca e innovazione indispensabile per mantenere il passo dei concorrenti stranieri. A questo proposito – ha proseguito Giancarlo Losma – pur sapendo che le risorse in campo sono realmente scarse, chiediamo alle autorità di governo, in linea con il programma di sviluppo approntato, di prevedere misure concrete e decise a sostegno delle aziende che innovano. Il rischio è infatti che, a corto di risorse, le imprese italiane del bene strumentale perdano il vantaggio di competitività che ancora le favorisce rispetto ai competitor stranieri, decretando così la naturale estinzione di un settore che resta strategico per il sistema economico del paese”.
“D’altra parte la crescente attività sui mercati stranieri, così come testimonia la propensione all’export delle imprese del settore cresciuta negli ultimi quattro anni di oltre dieci punti percentuali (fino a oltrepassare quota 67%), ci impone di sollecitare la ricostituzione dell’Istituto nazionale per il commercio estero (così come previsto dal decreto del dicembre scorso), auspicando che gli organi decisori del nuovo ente siano costituiti da persone realmente competenti in materia di internazionalizzazione”.
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