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@lurossi_71

luca.rossi@fieramilanomedia.it

SixtyyearsofEurope:

revivingthedream

The sixty year anniversary of the European

Union this past March should not only be an

occasion for the celebration of a glorious past,

but a motivation to reflect on a future full of

challenges.

Rome is the city that hosted the signing of the

constitutional Treaty, and our country is one of

the founding members of an ambitious project

that, in light of the current geopolitical scenario

and the process of globalization, can no longer

be defined as far-sighted. The introduction of the

Schengen Treaty, with the consequent abolition

of internal borders, and the launch of the single

currency are only two examples of political

choices that have made socio-economic history

and determined its dynamics.

Today, however, this Europe is no longer enough

for its Member States, and not even for itself. It

must be said that the ambitious project launched

in March 1957 has come to a grinding halt.

This is why it’s necessary to do a serious analysis

of the role we want to assign to the European

Union. It shouldn’t have required phenomena

such as Brexit, the rise of Trump, the Macron

wave or the migration crisis to force us to

rethink our community’s future. But that’s what

happened. So now we need to bring the big issues

back to the center of the debate, which will help

us give an identity to staying together, as did the

single currency.

In Rome, during the 60th anniversary

celebrations, a White Paper was presented,

examining how Europe will change over the next

decade: from the impact of new technologies

on society, particularly on the business and

employment spheres, to globalization to security

concerns.

However, the issue is not whether this Europe

is still able to rally around its dreams, but if it

has the strength and the will to bring them to

completion.

Sessant’anni d’Europa:

serve tornare a sognare

I sessant’anni che l’Unione Europea ha compiuto nel marzo scorso non devo-

no essere solo l’occasione per una celebrazione di un passato glorioso bensì lo

spunto per una riflessione su un futuro carico di sfide.

Roma è la città che ha ospitato la firma dei Trattati costitutivi e il nostro Paese

uno dei membri fondatori di un ambizioso percorso che, alla luce degli scenari

geo-politiche attuali e dei processi di globalizzazione, non si può non defini-

re lungimirante. L’introduzione del Trattato di Schengen, con la conseguente

abolizione delle frontiere interne, e l’avvio della moneta unica sono solo due

esempi di scelte politiche che hanno fatto la storia socio-economica e ne hanno

soprattutto determinato le dinamiche.

Oggi, però, questa Europa non basta più né ai suoi Stati membri e neppure a

sé stessa. Quel progetto ambizioso varato nel marzo 1957 occorre affermare

che si è incagliato. Ecco perché è quantomai necessario fare una seria analisi

sul ruolo che vogliamo dare all’Unione Europea. Non avrebbero dovuto essere

necessari fenomeni quali la Brexit, l’avvento di Trump o l’onda di Macron o il

fenomeno migratorio per costringerci a ripensare il nostro futuro comunitario.

Ma tant’è. E allora occorre riportare al centro del dibattito i grandi temi che

possano contribuire a dare una identità allo stare insieme, come fece quello

della moneta unica.

A Roma, nel corso delle celebrazioni per i sessant’anni è stato presentato un Li-

bro Bianco, le cui pagine esaminano il modo in cui l’Europa cambierà nel pros-

simo decennio: dall’impatto delle nuove tecnologie sulla società, in particolare

sul mondo delle imprese e sull’occupazione, fino a quelli della globalizzazione,

alle preoccupazioni per la sicurezza.

Il tema però non è però se questa Europa è in grado ancora di ritrovarsi at-

torno a dei sogni, ma semmai se ne avrà la forza e la volontà di portarli a

compimento.