novembre 2015
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L’Italia riaccende l’interesse
Nonostante Anie avesse sottolineato come
la dinamica del back-reshoring fosse ancora
limitata, dati alla mano dimostrano che il
fenomeno è pronto a farsi sentire. Est Eu-
ropa (38,5% dei casi) e Cina (30,8%) sono
le aree geografiche da cui si ritorna di più,
per un fenomeno che si origina nel 40%
dei casi dalle piccole e medie imprese. Tra
le motivazioni più rilevanti per il rientro,
il minore controllo della qualità della pro-
duzione all’estero, la necessità di vicinanza
ai centri italiani di R&S (25%) e i maggiori
costi della logistica (22%). Dall’indagine
condotta da Anie presso le aziende asso-
ciate emerge la ferma vocazione all’inno-
vazione: il 60% delle imprese ha dichiarato
di aver investito in R&S nel triennio 2011-13
una quota di fatturato superiore al 2%;
ben il 40% ha inoltre segnalato un’inci-
Back-reshoring warms
its engines
How do you restart the Italian
manufacturing system? To return to
growth, perhaps, we must start from the
factory, and it is possible to bring work
back to Italy, as long as the companies
that decide to do so they are not left on
their own. Maybe this will not be the
definitive solution for turning things
around, but it certainly is a significant
phenomenon. The issue here is back-
reshoring, which means the repatriation
of previously outsourced production sites
abroad, and which has been the focus of a
study by the Federazione Anie.
The last decade, due to two severe
recessions extremely close together,
changed the history of the manufacturing
industry. However, the new economy
based only on finance and services has
failed, and without manufacturing the
country will die. Some companies have
already started to bring their production
and headquarters back home, others
would follow suit if we could create
working conditions such as, for example,
reducing the tax burden and streamlining
red tape, detaxing of profits reinvested
in research and innovation, rewarding
technological know-how and the quality
of Made in Italy.
Despite the fact that the Anie study
stressed that the data on back-reshoring
is still limited, the data we do have shows
that the phenomenon is ready to make its
mark. Eastern Europe (38.5% of cases)
and China (30.8%) are the geographical
areas fromwhich most companies
return, 40% of which are small and
medium-sized enterprises. Among the
most significant reasons for coming home
are lesser control over quality of overseas
production, the need for proximity to the
centers of Italian R&D (25%) and higher
logistics costs (22%).
il 2013, il peso della manifattura si e ridotto
dal 18,5% al 15,1% del valore aggiunto to-
tale prodotto dall’UE-28, con una perdita
di quasi 10 milioni di posti di lavoro. L’UE si
e data l’obiettivo di raggiungere il 20% del
PIL da manifattura entro il 2020: agli attuali
livelli di produttivita questo significherebbe
avere oltre 840 miliardi di euro di valore ag-
giunto e 15,5 milioni di nuovi posti di lavo-
ro. Le dinamiche dell’economia del Vecchio
Continente sembrano pero lasciare diversi
dubbi circa l’effettiva raggiungibilita di que-
sto obiettivo. In questo scenario l’Italia, pur
restando la seconda potenza manifatturiera
europea dopo la Germania, ha perso peso
specifico in Europa e nel mondo, con una
contrazione del contributo dell’industria al
PIL nazionale dal 21,5% nel 2000 al 15,5%
nel 2013 e una perdita di circa 500.000 posti
di lavoro (oltre l’11%del totale).
Wayel torna a Bologna
Wayel, azienda emiliana specializzata in bici elettriche, ha ritrasferito dalla Cina
a Bologna la sua produzione. Nel 2013 vede anche l’avvio dei lavori del nuovo
stabilimento di produzione a Bologna. In controtendenza rispetto all’acuta crisi
economica, il Gruppo Termal decide di investire e di allargare la propria proposta di
mobilità. Il nuovo stabilimento di 7.100 m
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opererà in una logica ZEB (Zero Energy
Building). L’edificio autoproduce non soltanto l’energia utilizzata per il comfort
abitativo ma anche quella necessaria per la propria produzione industriale, ovvero
tutta l’energia necessaria all’attività. Il nuovo complesso è destinato ad ospitare
la realizzazione di nuovi modelli, fra i quali troverà posto Solingo, l’innovativo
ciclomotore elettrico cittadino, il cui prototipo, dopo tre anni di studi e ricerche, è
stato presentato il 31 ottobre. Con la produzione di un ciclomotore interamente
Made in Italy Wayel estende l’ambito della propria azione e si candida alla
leadership italiana della mobilità elettrica a due
ruote.Lasocietà, che fa parte del
gruppo della climatizzazione Termal, ha deciso di puntare su un investimento di 12
milioni di euro. Il prodotto di punta sarà Solingo, un ciclomotore elettrico con batteria
solare. Dopo un’attenta analisi di costi e benefici, la società ha deciso che sarebbe
stato meglio riportare le produzioni in Italia in quanto, come ha sottolineato Fabio
Giatti, responsabile delle attività esterne di Five, la società produttrice con il marchio
Wayel, era decisamente più costoso rimettere mano in Italia alle produzioni cinesi.
Inoltre, sia un fenomeno di marketing. Per l’azienda era più appetibile lanciare e
proporre sul mercato un prodotto made in Italy al 100% e, in seconda battuta, il
marchio Wayel ha dovuto fare i conti con una inflazione cinese galoppante.