marzo 2014
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EDITORIALE
@lurossi_71
luca.rossi@fieramilanomedia.itAlternatingschoolandwork
is themodel tofollow
ItalyisamongthelowestrankedEuropean
countriesintheabilitytointroduceyoungpeople
from15-24yearsintothelaborforce.Thereemerges
apictureofacountrythatleavesitsyouthwithno
choicebutself-employment,offeringschoolingthatis
oftencompletelydisconnectedfromtherealneedsof
employerswhocanactuallygivethemopportunities.
The ‘miracle’ofworktodayismoredifficultthanin
the ‘50s:backthenItalyhadtostartalmostfrom
scratch,whiletodayitisamanufacturingpowerin
aworldthathasbecomeextremelycompetitive,and
whereitisnecessarytoinvestinnewgrowthdrivers.
Thecurrenteconomicrecoverystrugglestobring
withitarealturnaroundintheemploymentof
youngpeople,whoremainatthemarginsofthejob
market.Inthissense,governmentpolicyiscritical.
Thejob-relatedbonusesofthe ‘GaranziaGiovani’
programhaveprovenineffective,aswellasthose
oftheJobsActwhichfavoryoungpeoplealready
inthemarketoverthosewhoneedtojoinit.The
possibilityofrecoveringthegroundthat’sbeenlostis
nowentrustedtotherevivalofapprenticeshipsand
tothedualvocationalschool-workprogramthatthe
governmentintendstoimplementin2016.
Thedualvocationalprogramisthemostrational
premiseforputtingyoungpeopletowork.The
comparisonwithGermany,whichprovidesthe
model,isstriking:theyouthemploymentrate
inItalyis15.1%against43.8%inGermany;
theunemploymentratehereisaround41.1%,
comparedto7%inGermany;11.2%ofyouth
employmentinItalycomesfromself-employed
(mostlyVATnumbers)comparedwith1.1%in
Germany.
Butbeyondthenecessarygovernmentpolicies,
itisessentialthatwedosomethingaboutthe
bureaucraticapproachthatthatdemeansandoften
numbseveryattemptatlegislation.Italy,evenifit’s
thesecondoldestcountryintheworld,mustfinally
consideritsyoungpeopleaswhattheyreallyare:
energyfortomorrow.
Alternanza scuola-lavoro
è il modello da seguire
In Europa l’Italia è agli ultimi posti per capacità di introdurre nel mondo del
lavoro i giovani tra i 15 e i 24 anni. Emerge la fotografia di un Paese che lascia
i suoi giovani quasi in situazioni di auto-impiego, offrendo percorsi scolasti-
ci spesso completamente scollegati dalle reali esigenze di chi effettivamente
può loro offrire delle opportunità. Il miracolo del lavoro oggi è più difficile
che negli anni ’50: allora l’Italia doveva ripartire quasi da zero mentre oggi è
una potenza manifatturiera in un mondo diventato estremamente competiti-
vo dove occorre scommettere sui nuovi driver di sviluppo.
La ripresa economica fatica a tradursi in una vera inversione di rotta nell’oc-
cupazione dei giovani, che restano ancora ai margini del mercato. In questo
senso sono fondamentali le politiche del Governo. Si sono rivelati poco efficaci
i bonus occupazionali legati alla Garanzia Giovani ma anche quelli legati al
Jobs Act che hanno premiato di più i giovani già nel mercato rispetto a quelli
che necessitano di entrarci. Le possibilità di recuperare questo enorme terreno
perso sono ora affidate al rilancio dell’apprendistato e ai percorsi duali di al-
ternanza scuola-lavoro che il Governo ha in animo di attuare nel 2016.
L’alternanza scuola-lavoro è la premessa più razionale per l’approdo al posto
di lavoro. Il confronto con la Germania, dove il modello duale è preso a mo-
dello, è stridente: il tasso di occupazione giovanile in Italia è pari al 15,1%
contro il 43,8% tedesco; quello di disoccupazione viaggia al 41,1%mentre nel
Paese teutonico al 7%; l’11,2% del lavoro giovanile in Italia è fatto da lavora-
tori indipendenti (per lo più partite IVA) contro l’1,1% in Germania.
Ma al di là delle necessarie politiche governative, è basilare intervenire sull’ap-
proccio burocratico che svilisce e spesso anestetizza ogni tentativo normativo.
L’Italia, anche se è il secondo Paese più vecchio del mondo, deve finalmente
considerare i giovani per quello che realmente sono: l’energia per il domani.