Editoriale
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Dall’usa e getta
all’
usa
e
ricicla
All’inizio del secolo scorso era partita la rivoluzione dei prodotto monouso,
quando le risorse del pianeta apparentemente sembravano inesauribili. Oggi
il quadro si inverte: le risorse sono sempre meno, la plastica invade gli oceani
e l’inquinamento climatico ammorba l’aria. Occorre dunque che il sistema
economico internazionale ripensi i suoi modelli di sviluppo, passando da
un’economia lineare a una circolare. Questa concezione è stata annoverata
tra le priorità dell’Unione Europea a partire dal 2014 con un pacchetto di
proposte giudicato però troppo restrittivo perché incentrato quasi preva-
lentemente sull’aspetto gestionale quindi ritirato: secondo la Commissione
Europea “migliori strategie per l’eco-design dei prodotti possono far rispar-
miare al business europeo fino a 600 miliardi di euro riducendo al contempo
le emissioni di gas serra. Misure aggiuntive per aumentare la produttività
delle risorse impiegate del 30% entro il 2030 potrebbe far crescere il PIL
europeo di circa l’1% creando 2 milioni di posti di lavoro addizionali”. Il
pacchetto sarà ridiscusso entro la fine di giugno, con una conferenza fissata
a Bruxelles il prossimo 25 giugno, per poi essere ripresentato riscritto inte-
gralmente entro fine anno.
Gli studi a supporto di questa teoria dei benefici condivisi dell’economia
circolare non mancano. A partire da una ricerca realizzata da Ellenm Ma-
cArthur Foundation con una prima stima dei benefici generati dai risparmi
sulle materie prime per alcuni segmenti del manifatturiero mondiale: 630
miliardi di dollari l’anno. Anche il green Economy Observatory della Bocconi
è giunto a un medesimo risultato, stimando che nel 2020 circa 82 miliardi
di tonnellate di materie prime saranno utilizzate dall’economia mondiale, il
30% in più del livello attuale.
luca.rossi@fieramilanomedia.it@lurossi_71
rmo
giugno 2015